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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-10-09 ad oggi 2010-10-12 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

2010-10-09 Afghanistan / Erano tutti della brigata "Julia". Il blindato "Lince" non li ha protetti

Nuovo attentato contro i soldati italiani

Uccisi quattro alpini nella zona di Farah

I militari sono caduti in un'imboscata: spari dai guerriglieri dopo l'esplosione di un ordigno artigianale

MILANO - Quattro soldati italiani sono morti e un quinto è rimasto ferito nel corso di un'imboscata avvenuta poco dopo le 9.45 (le 7.45 in Italia) contro un'autocolonna di una sessantina mezzi militari italiani che si stava recando nella valle del Gullistan, nella provincia di Farah (GUARDA la mappa), per trasportare il materiale necessario per la costruzione di una base avanzata. Le vittime sono tutte appartenenti al corpo degli alpini.

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

L'ennesimo attentato ai danni del contingente italiano ha riaperto il dibattito sulla partecipazione alla missione Isaf e su una possibile exit strategy.

Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti

LE VITTIME - Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha spiegato in una conferenza stampa come lo stesso convoglio fosse già stato attaccato - senza conseguenze - nella giornata di venerdì, ha reso noti i nomi delle vittime dell' agguato in Afghanistan. Si tratta del caporalmaggiore Gianmarco Manca, 32 anni, di Alghero (Sassari); del caporalmaggiore Marco Pedone, 23 anni di Gagliano del Capo (Lecce); del caporalmaggiore Sebastiano Ville, nato a Lentini (Siracusa) nel 1983; del caporalmaggiore Francesco Vannozzi, nato a Pisa nel 1984. Il militare ferito è invece Luca Cornacchia, 31 anni, originario di Pescina (L'Aquila). I militari erano di stanza al settimo reggimento alpini di Belluno, inquadrato nella brigata "Julia".

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto,

pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio.

Per conoscer le mie idee Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF

Il mio commento sull'argomento di Oggi è :

Quando le forze internazionali andarono in Afghnistan dopo l'attacco terroristico alle Torre Gemelle si fece una azione accettabile per spodestare il maggiore responsabile dell'attentato, Bin Laden.

Dopo circa due anni il terrorismo era agli sgoccioli, ma le forze reazionarie occidentali, quelle dei Falchi per la Guerra, per la vendita delle Armi, per lo sfruttamento delle ricchezze dei Popoli oppressi, fecero deviare l'attenzione internazionale spostandola sull'IRAQ di Saddam.

Fu il più grosso sbaglio della Storia moderna, superiore a quello del Vietnam, in quanto con la distruzione dell'IRAK ( in contraddizione con la saggia strategia di Bush Padre, che nella prima Guerra del Golfo aveva preservato il potere di Saddam per evitare le divisioni etniche dell'Iraq e la crescita del peso dell'IRAN in quell'Area strategica Mediorientale), dicevo con la distruzione dell'Irak si devastò quel paese, lo si riportò indietro alle guerre fratricide delle varie etnie presenti, si dette spazio all'IRAN, che invece Saddam aveva tenuto a freno per oltre un ventennio.

Si perse anche l'occasione di imporre una Pace fra Palestinesi ed Ebrei, Pace che se realizzata avrebbe spuntato le armi del terrorismo ormai alla agonia.

Invece la Guerra in Irak e la mancata Pace in Palestina hanno soffiato sulla brace quasi spenta, riattizzzando il fuoco del terrorismo internazionale, che ha avuto notevole proselitismo a livello internazionale, arrivando anche alla proliferazione di numerossissimi atti di pirateria navale.

Oggi l'Italia deve far sentire la sua Voce per la Pace, allo stesso modo di quella imposta con la forza di interposizone in Libano, chiedendo la fuoriuscita a brevissimo termine dall'Afghanistan e dall'Irak delle ns. Forze Armate e della coalizione.

Va imposto agli attuali governi di quei Paesi di intrattrendere la strada della pacificazione nei loro territori, in cambio di aiuti e supporto per il loro sviluppo nella PACE. Similmente va imposto fra Palestinesi ed Ebrei.

A livello internazionale va inoltre imposto il divieto di vendita delle armi, con azioni severissime nei confronti di produttori e trafficanti, a tutti gli Stati, Nazioni, Popoli, organizzazioni guerrilliere e clandestine che lottano contro la libertà dei popoli, per l'oppressione e lo sfruttamento disumano dell'Uomo e dei suoi Diritti Universali.

L'Italia torni al rispetto della Costituzione, L'ITALIA Paese per la PACE contro la Guerra.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-10-09 ad oggi 2010-10-12

AVVENIRE

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2010-10-12

11 ottobre 2010

MISSIONE IN AFGHANISTAN

La Nato: bombe sui caccia?

Compatibili con mandato

L'eventuale decisione di attrezzare i caccia italiani con bombe a bordo "non è in contraddizione" con il mandato e la strategia militari delle forze Isaf in Afghanistan. Lo ha detto il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, interpellato a Bruxelles. La decisione - ha detto Rasmussen - deve essere presa "a livello nazionale".

La dichiarazione di Rasmussen giunge nel pieno del dibattito politico sulla missione italiana in Afghanistan, dopo l'uccisione dei 4 alpini e l'idea, lanciata dal ministro La Russa, di "armare" i nostri caccia a maggior protezione del contingente. "Domani alla conferenza dei capigruppo del Senato proporrò di calendarizzare al più presto possibile una informativa del governo sulla morte dei nostri quattro militari della Julia in Afghanistan e sulle strategie di intervento in questo scenario sempre più complesso e drammaticamente impegnativo per il nostro paese", ha annunciato il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. "Abbiamo confermato - sottolinea Gasparri - il pieno sostegno all'azione di governo nel quadro delle intese internazionali e la necessità di rendere sempre più efficiente l'azione e la presenza dei nostri militari tesa a sostenere le istituzioni locali, in vista della maggiore assunzione di responsabilità da parte delle strutture di governo afgane".

"Il Pd non ha mai dato la disponibilità a questa ipotesi", invece precisa Piero Fassino, parlamentare e

responsabile Esteri del Pd. Negativa anche l'opinione di Emma Bonino, che teme aumenti il rischio di vittime civili.

 

 

 

 

11 Ottobre 2010

L'ULTIMO SALUTO

Afghanistan, rientrate le salme

dei quattro alpini uccisi sabato

Nel pomeriggio al Policlinico Celio la camera ardente per i quattro alpini uccisi sabato mattina in Afghanistan. Le esequie solenni sono fissate per domattina alle 10,30 nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli in Roma.

L'arrivo delle bare

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha accolto sulla pista dell'aeroporto militare di Ciampino le salme dei quattro alpini uccisi in Afghanistan. Insieme al Capo dello Stato, tra gli altri, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, altri esponenti del governo e del Parlamento. I parenti delle vittime, straziati dal dolore, sono stati accompagnati da personale dell'Esercito. Sulla pista dello scalo romano anche un picchetto del Settimo reggimento Alpini di Belluno, il reparto dei quattro caduti, ed una rappresentanza di tutte le Forze Armate. A bordo del C-130, le quattro bare avvolte ciascuna in un tricolore: alcuni militari portano su cuscini di velluto rosso i cappelli alpini con la penna dei quattro militari caduti.

Intanto migliorano le condizioni del ferito, il caporal maggiore Luca Cornacchia. Trasferito in ospedale vicino a Kandahar, resterà in osservazione per altre 24 ore.

Il ministro La Russa

Il contingente italiano in Afghanistan potrebbe lasciare il Paese entro il 2011, lasciando in zona solo degli addestratori. È quanto ha dichiarato il ministro della Difesa Ignazio La Russa, "La nostra strategia è per prima cosa conquistare il territorio, addestrare gli afghani, dare alla politica di Kabul la possibilità di gestire in proprio la loro polizia e il loro esercito", ha detto il ministro. "Potrebbe avvenire che la nostra zona ovest entro il 2011 venga largamente consegnata al governo afghano, più di altre zone. A questo punto dovremmo affermare il principio che noi non andiamo in un'altra zona".

Le vittime

Nel sanguinoso scontro in Afghanistan, per lo scoppio di un ordigno che ha investito un blindato Lince, hanno perso la vita il primo caporal maggiore Gianmarco Manca (nato ad Alghero, classe1978), il primo caporal maggiore Francesco Vannozzi (nato a Pisa, 1984), il primo caporal maggiore Sebastiano Ville (nato a Lentini, Siracusa, 1983) e il caporal maggiore Marco Pedone (nato a Gagliano del Capo, Lecce, 1987). È rimasto ferito il caporal maggiore scelto Luca Cornacchia (nato a Pescina, l'Aquila, il 18 marzo 1972), che non versa in pericolo di vita.

Con l'attentato di sabato, è salito a 32 il numero di militari italiani morti in Afghanistan, 22 dei quali in attacchi e scontri a fuoco e uno suicida. Hanno perso inoltre la vita due agenti dei servizi.

I militari italiani nella Regione Ovest sono circa 3.300.

 

 

 

 

 

2010-10-09

9 ottobre 2010

FARAH

Agguato in Afghanistan

Uccisi quattro soldati italiani

Un ordigno è esploso in Afghanistan investendo un Lince di scorta a un convoglio: quattro militari italiani hanno perso la vita e uno è rimasto gravemente ferito. È quanto riferisce il maggiore Mario Renna Portavoce del Comandante del Regional Command West di ISAF in una nota in cui si ricostruisce tutta la vicenda.

"Oggi alle 9.45 locali, un ordigno esploso al passaggio di un convoglio ha causato la morte di quattro militari e il ferimento grave di un quinto, tutti di nazionalità italiana. Il ferito è stato immediatamente evacuato con elicotteri di ISAF. L'esplosione - avvenuta nel distretto di Gulistan, a circa 200 km a est di Farah, al confine con l'Helmand - è stata seguita da uno scontro a fuoco che ha visto i militari italiani mettere in fuga gli aggressori. I cinque si trovavano a bordo di un veicolo blindato Lince che faceva parte del dispositivo di scorta a un convoglio di 70 camion civili che rientravano verso ovest dopo aver trasportato materiali per l'allestimento della base operativa avanzata di Gulistan, denominata "Ice"".

Le vittime. Sebastiano Ville era originario di Francofonte, paese del Siracusano; Marco Pedone, di 23 anni, caporalmaggiore di Patù, un comune del basso Salento; Gianmarco Manca, caporalmaggiore, di 32 anni, di Alghero (Sassari), Francesco Vannozzi di San Giovanni alla Vena (Pisa). Le salme dei quattro militari dovrebbero fare rientro in Italia lunedì mattina. Tutti erano di stanza al Settimo reggimento alpini di stanza a Belluno, inquadrato nella brigata Julia. Il ferito è Luca Cornacchia, di 31 anni, di Pescina (L'Aquila).

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa con profonda commozione la notizia del gravissimo attentato in cui hanno perso la vita quattro militari italiani impegnati nella missione internazionale per la pace e la stabilità in Afghanistan, rendendosi interprete del profondo cordoglio del Paese esprime i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari dei caduti. Èquanto si legge in una nota diffusa dal Quirinale.

Profondo dolore è stato espresso dal ministro degli Esteri Franco Frattini per la morte dei quattro militari in Afghanistan. "Sono vicino alle famiglie ed esprimo personalmente e a nome della Farnesina il mio più sincero cordoglio per la perdita subita. Auguro la più pronta guarigione al militare italiano ferito".

"L'attentato contro i militari italiani - ha proseguito Frattini - è un altro esempio dell' altissimo costo umano che siamo costretti a pagare per una missione fondamentale per la nostra sicurezza nazionale. I terroristi che minacciano l'Europa vengono purtroppo da quelle aree di crisi e instabilità come l'Afghanistan ed è nostro dovere respingerli per non dare loro la possibilità di avvicinarsi alle nostre case e alle nostre famiglie".

Il comandante delle truppe Nato in Afghanistan, il generale David Petraeus, ha elogiato "il coraggio e l'altruismo" dimostrato dai soldati italiani porgendo le sue condoglianze per i 4 militari rimasti uccisi. "Questi soldati erano impegnati nell'ambito della coraggiosa forza italiana che sta compiendo i propri sforzi presso il Regional Command West", ha detto Petraeus. "Il loro impegno coraggioso e altruista non sarà dimenticato, mentre siamo impegnati a sconfiggere una rivolta che vuole privare il popolo afghano della sicurezza e della stabilità, facendo tornare questo Paese ancora una volta un santuario per i terroristi", ha aggiunto Petraeus.

"La sofferenza del cuore è immensa e indescrivibile. Siamo veramente confusi e inquieti". Mons.

Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l'Italia, esprime "smarrimento" per l'attentato nel quale hanno perso la vita i nostri quattro militari, uomini andati in Afghanistan "al servizio della sicurezza internazionale anche perché dalla sicurezza internazionale dipende la concordia e la tranquillità nella nostra nazione".

 

 

 

9 ottobre 2010

COMUNICATO

Il "profondo dolore" della presidenza Cei

Conferenza Episcopale Italiana

Comunicato

La tragica scomparsa di quattro giovani militari italiani mentre compivano con dedizione e professionalità il loro quotidiano lavoro a servizio della pace in Afghanistan suscita profondo dolore e ci invita alla preghiera. Mentre partecipiamo alla sofferenza dei familiari e al lutto del nostro Paese invochiamo da Dio il dono della riconciliazione e della concordia per tutti i popoli della terra.

La Presidenza Cei

Roma, 9 ottobre 2010

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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http://www.corriere.it

2010-10-12

L'ARRIVO A CIAMPINO

In Italia le salme degli alpini uccisi

Al Celio la camera ardente

I corpi dei 4 caporalmaggiore uccisi in Afghanistan sono giunti a Roma. Martedì i funerali solenni

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In Italia le salme degli alpini uccisi

Al Celio la camera ardente

I corpi dei 4 caporalmaggiore uccisi in Afghanistan sono giunti a Roma. Martedì i funerali solenni

Da sinistra in alto Giammarco Manca, Marco Pedone, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville

Da sinistra in alto Giammarco Manca, Marco Pedone, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville

ROMA - Dolore, commozione e anche rabbia. Sono arrivate in Italia le salme dei 4 alpini uccisi sabato scorso in Afghanistan. Il C130 dell'Aeronautica militare è atterrato lunedì mattina all'aeroporto romano di Ciampino. E dalle 16 nella cappella dell'ospedale militare Celio di Roma è stata aperta la camera ardente. Le quattro bare, avvolte dalla bandiera tricolore, sono disposte lungo le due navate della chiesa. Vicino ai feretri dei primi caporal maggiori Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e del caporal maggiore Marco Pedone siedono i familiari commossi. Particolarmente straziata è una delle sorelle di Pedone, che con i suoi ventitré anni era il più giovane dei caduti. La donna piange abbracciata alla bara sulla quale è stato posato un gattino di peluche e alcune foto. Tante le penne nere degli alpini venuti a dare l'ultimo saluto ai commilitoni. Hanno visitato la camera ardente anche alcune decine di persone comuni.

4 ALBERI NEL PARCO DELLA PACE - L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei) ha fatto sapere che pianterà alberi "in segno della continuità della vita" in nome dei quattro alpini caduti in Afghanistan. Andranno ad unirsi al piccolo bosco già piantato accanto al parco della Pace di Rabin. È il messaggio portato dal presidente della Comunità di Roma, Riccardo Pacifici, e dal consigliere Victor Magiar, alla camera ardente al Celio. "Ci si ritrova a distanza di poche settimane a omaggiare altre salme", ha ricordato Pacifici sottolineando come "questi ragazzi sono partiti senza alcun messaggio di ostilità, ma anzi portando libertà, democrazia e rispetto dei diritti civili". Al Celio è anche arrivata una delegazione del Pd con Piero Fassino, Luigi Zanda e Francesco Tempestini.

Il saluto di autorità e gente comune ai 4 alpini alla camera ardente del Celio (Ansa)

Il saluto di autorità e gente comune ai 4 alpini alla camera ardente del Celio (Ansa)

L'ARRIVO - Le salme erano atterrate alle 9 di lunedì a Ciampino. Il del caporalmaggiore Gianmarco Manca (32 anni), il caporalmaggiore Marco Pedone (23 anni), il caporalmaggiore Sebastiano Ville (27 anni) e il caporalmaggiore Francesco Vannozzi 26 anni): i corpi dei quattro soldati uccisi sabato in Afghanistan nella valle del Gullistan sono rientrate in Italia per le esequie solenni. Ad accoglierle all'aeroporto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il presidente della Camera Gianfranco Fini, il ministro degli esteri Franco Frattini, il ministro della difesa Ignazio La Russa. Le bare, allineate sulla pista, sono state prima benedette dall'ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi, poi il saluto commosso del Capo dello Stato che ha poggiato le mani sulle bare avvolte dal tricolore. E tra i famigliari oltre alle lacrime per il dolore straziante, tanta rabbia.

Dolore e commozione all'arrivo delle salme degli alpini

 

CUSCINI DI VELLUTO ROSSO - Sulla pista dello scalo romano anche un picchetto del Settimo reggimento Alpini di Belluno, il reparto dei quattro caduti e una rappresentanza di tutte le Forze Armate. Alcuni militari portano su cuscini di velluto rosso i cappelli alpini con la penna dei quattro militari caduti. "E' come perdere qualcuno della nostra famiglia" ha commentato il Maggiore Massimo Carta ai microfoni di Skytg24. "Sono stati un esempio e una guida per ognuno di noi" ha continuato. "La missione è sempre stata particolarmente rischiosa. Un serpente a sonagli". Tra i famigliari un parente di uno dei militari uccisi ha dato sfogo alla rabbia mentre le bare venivano messe nei carri funebri. Rivolgendosi al ministro della Difesa Ignazio La Russa ha detto: "Signor ministro, godetevi lo spettacolo". I funerali solenni degli alpini si terranno martedì 12 ottobre alle 10,30 nella basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma.

CAMP ARENA - Una camera ardente era stata allestita domenica a Herat, in Afghanistan, presso la sala ’Folgore’ del Regional Command West per rendere l’ultimo saluto ai quattro militari caduti. E' stata celebrata una messa funebre dal cappellano militare di Camp Arena, sede del comando del contingente italiano e subito dopo è avvenuto il trasferimento dei feretri all’aeroporto per la benedizione, gli onori militari e la partenza dall’Afghanistan. Nell’attacco è rimasto ferito un quinto alpino, Luca Cornacchia, ma le sue condizioni non sono gravi. "Mio figlio è stato miracolato" ha detto la mamma di Luca "E ora cerca sempre i suoi amici". Poi ha aggiunto: "Mio figlio mi diceva: i talebani sono sempre in agguato. Io non manderei nessuno in Afghanistan, si risolvano da soli i problemi".

IL LUTTO DI BELLUNO, CITTA' DELLA BRIGATA JULIA - Bandiere italiane esposte alle finestre delle case. E' questo l'invito che il sindaco di Belluno, Antonio Prade, fa alla città dove ha sede il 7/o Reggimento della Brigata Julia, il corpo a cui appartenevano i quattro soldati uccisi. Prade ricorda che la morte degli alpini "è un accadimento che ha coinvolto emotivamente la cittadinanza". Per questo oltre all'esposizione del tricolore, il sindaco invita i bellunesi ad osservare un minuto di silenzio, anche nei luoghi di lavoro e nelle scuole. Si ricorda inoltre che per commemorare i quattro Alpini caduti in missione, in accordo tra la Prefettura di Belluno, il Comando del 7/o Reggimento Alpini, il Comune di Belluno e la Provincia, è stato istituito un "Libro delle Condoglianze" ove chi vorrà potrà apporre la propria firma. Il Libro sarà disponibile presso la Prefettura dopo la celebrazione della Santa Messa di suffragio che si svolgerà alle 18.30 nella Cattedrale di Belluno e nella mattinata di mercoledì 13. A Patù, in provincia di Lecce, e a Francofonte in provincia di Siracusa i sindaci hanno deciso di proclamare due giorni di lutto cittadino, martedì e mercoledì per onorare Marco Pedone e Sebastiano Ville. A Patù sono state issate le bandiere a mezz'asta ed è stato sospeso il mercato settimanale: "Queste sono comunità molto piccole" ha detto il sindaco. "Marco è figlio dei genitori, ma è parente di tutti".

AUTOPSIA: "LESIONI DA SCOPPIO" - "Lesioni provocate da scoppio". È quanto ha accertato l'autopsia, svolta presso l'istituto di medicina legale de La Sapienza di Roma dai professori Paolo Albarello e Ozarem Carella Prada, sulle cause della morte dei quattro alpini. A disporre gli accertamenti medico-legali erano stati i pm della procura di Roma, Francesco Scavo e Giancarlo Amato, coordinati dall'aggiunto Pietro Saviotti. Il fascicolo aperto ipotizza il reato di attentato con finalità di terrorismo. Al fine dell'indagine i carabinieri hanno anche sequestrato i rottami dell'automezzo "Lince" distrutto dallo scoppio. La relazione finale dei carabinieri è attesa per i prossimi giorni mentre entro 60 giorni i periti settori depositeranno la relazione sugli accertamenti medici.

Redazione online

11 ottobre 2010

 

 

 

LA MISSIONE IN afghanistan. Mercoledì La Russa Riferisce in parlamento

La Nato: "Le bombe sugli aerei

sono compatibili con il mandato"

Rasmussen: "L'eventuale decisione di attrezzare

i caccia italiani va presa però a livello nazionale"

LA MISSIONE IN afghanistan. Mercoledì La Russa Riferisce in parlamento

La Nato: "Le bombe sugli aerei

sono compatibili con il mandato"

Rasmussen: "L'eventuale decisione di attrezzare

i caccia italiani va presa però a livello nazionale"

Anders Fogh Rasmussen (Epa/Hoslet)

Anders Fogh Rasmussen (Epa/Hoslet)

BRUXELLES - L'eventuale decisione di attrezzare i caccia italiani con bombe a bordo "non è in contraddizione" con il mandato e la strategia militari delle forze Isaf in Afghanistan. Lo ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, interpellato a Bruxelles. Rasmussen considera "del tutto naturale" il dibattito aperto in Italia sulla ricerca di mezzi e strumenti che possano contribuire a "difendere meglio le proprie truppe dispiegate sul terreno, impegnate nel controllo del territorio". "Il come farlo deve essere, penso, una decisione nazionale, anche se ovviamente deve essere presa nella cornice del nostro mandato e dei nostri obiettivi comuni", ha precisato Rasmussen. Secondo il segretario dell'Alleanza, dotare di bombe gli aerei che scortano i convogli non è comunque in contraddizione con la nuova strategia del generale Petraeus che punta a evitare il più possibile attacchi aerei per limitare al massimo le vittime tra i civili afghani. "Non vedo nessuna contraddizione tra questo tipo di intervento e la strategia che abbiamo adottato per le nostre operazioni in Afghanistan", ha chiarito Rasmussen

LA RUSSA - Il tema è stato rilanciato in Italia dopo l'attentato costato la vita a quattro alpini. In seguito all'attacco, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha affermato che "l'Italia è l'unico Paese che in Afghanistan che non ha armato i propri bombardieri con le bombe, tutti gli altri lo hanno fatto". "Per mia decisione - ha dichiarato nei giorni scorsi al Tg3 e alla trasmissione In mezz'ora - si è stabilito che i caccia venissero utilizzati soltanto con il cannoncino di bordo, quindi l'Italia ha gli aerei senza le bombe. Ho ritenuto che potessimo farne a meno perché vi è comunque rischio di mettere a repentaglio vite civili: per questo ho pensato finora di dire no". Ma ora, ha proseguito, "visto il dolore enorme che provoca ogni morte, non me la sento più di assumere questa decisione da solo, di fronte a quello che sta avvenendo: chiedo alle Camere di decidere".

LE REAZIONI - Nel frattempo, dopo quella che era sembrata un'apertura a "discuterne in Parlamento", Piero Fassino afferma che il Partito democratico non è favorevole alle bombe sugli aerei militari italiani in Afghanistan. "Ho letto con stupore e sconcerto che noi avremmo dato una disponibilità" - spiega il responsabile Esteri del Pd a SkyTg24 - ma non è così. Abbiamo semplicemente detto che, dopo un evento luttuoso, è bene che in Parlamento si discuta della missione e del suo andamento, oltre che di come rendere sicuri i nostri soldati. Siamo contrari a misure propagandistiche, a inutili esibizioni di muscoli e soprattutto a misure che possano determinare il coinvolgimento della popolazione civile in eventi bellici". "La decisione di armare i bombardieri italiani - dichiara invece il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini - spetta esclusivamente al governo. In democrazia la confusione è del tutto sbagliata. È il governo che deve decidere quale proposta avanzare in Parlamento. È il governo che se vuole armare con bombe i nostri aerei deve formulare una proposta in Parlamento". Iil ministro degli Esteri, Franco Frattini, spiega che in Afghanistan "si pensa alla possibilità di armare meglio i nostri aerei di combattimento: ora hanno solo mitragliatrici, le bombe potrebbero aumentare l'efficacia della loro azione di scorta ai convogli". "L'uso degli aerei con le bombe - aggiunge in un'intervista al Mattino - sarebbe circoscritto" alla scorta dei convogli. "La priorità del governo - controbatte Luigi de Magistris, eurodeputato IdV - dovrebbe essere quella di affrontare in Parlamento un dibattito sulla exit strategy e proporre una conferenza internazionale per una risposta politica alla crisi dell'Afghanistan, coinvolgendo tutti i suoi protagonisti per tentare la pacificazione per mezzo della diplomazia e della cooperazione".

MERCOLEDI' LA RUSSA RIFERISCE IN PARLAMENTO - Intanto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha annunciato che mercoledì riferirà in Parlamento, alla Camera e al Senato sull'attentato subito dai militari italiani in Afghanistan, dove hanno perso la vita quattro italiani. La Russa ha espresso "apprezzamento" per l'atteggiamento da parte dell'opposizione, in particolare di Pd e Udc, circa la possibilità di dotare di bombe i caccia italiani. La Russa, infine, ha ribadito la volontà di verificare la più ampia condivisione sulla questione.

Redazione online

11 ottobre 2010

 

 

 

 

2010-10-09

Afghanistan / Erano tutti della brigata "Julia". Il blindato "Lince" non li ha protetti

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Sparatoria a Bakwa, morto un incursore del Col Moschin (17 settembre 2010)

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Due specialisti del Genio morti in un'esplosione a Herat (28 luglio 2010)

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Afghanistan, uccisi 2 soldati italiani (17 maggio 2010)

Afghanistan / Erano tutti della brigata "Julia". Il blindato "Lince" non li ha protetti

Nuovo attentato contro i soldati italiani

Uccisi quattro alpini nella zona di Farah

I militari sono caduti in un'imboscata: spari dai guerriglieri dopo l'esplosione di un ordigno artigianale

MILANO - Quattro soldati italiani sono morti e un quinto è rimasto ferito nel corso di un'imboscata avvenuta poco dopo le 9.45 (le 7.45 in Italia) contro un'autocolonna di una sessantina mezzi militari italiani che si stava recando nella valle del Gullistan, nella provincia di Farah (GUARDA la mappa), per trasportare il materiale necessario per la costruzione di una base avanzata. Le vittime sono tutte appartenenti al corpo degli alpini. L'ennesimo attentato ai danni del contingente italiano ha riaperto il dibattito sulla partecipazione alla missione Isaf e su una possibile exit strategy.

Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti Gli alpini caduti, il dolore dei parenti

LE VITTIME - Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha spiegato in una conferenza stampa come lo stesso convoglio fosse già stato attaccato - senza conseguenze - nella giornata di venerdì, ha reso noti i nomi delle vittime dell' agguato in Afghanistan. Si tratta del caporalmaggiore Gianmarco Manca, 32 anni, di Alghero (Sassari); del caporalmaggiore Marco Pedone, 23 anni di Gagliano del Capo (Lecce); del caporalmaggiore Sebastiano Ville, nato a Lentini (Siracusa) nel 1983; del caporalmaggiore Francesco Vannozzi, nato a Pisa nel 1984. Il militare ferito è invece Luca Cornacchia, 31 anni, originario di Pescina (L'Aquila). I militari erano di stanza al settimo reggimento alpini di Belluno, inquadrato nella brigata "Julia".

LA RICOSTRUZIONE - Secondo quanto ha spiegato il gen. Massimo Fogari, portavoce dello Stato maggiore della Difesa, l'imboscata è stata compiuta facendo esplodere un ordigno improvvisato, un cosiddetto Ied (improvised explosive device), a cui è seguito un attacco a colpi di armi da fuoco da parte di guerriglieri (ASCOLTA la ricostruzione del generale). Le truppe che scortavano il convoglio hanno subito reagito all'attacco e messo in fuga gli attentatori. Le vittime erano a bordo di un blindato "Lince", considerato ormai non più all'altezza della situazione.

FUORI PERICOLO - Le condizioni del militare rimasto ferito all'inizio erano apparse particolarmente gravi anche se l'uomo risultava essere cosciente. E' stato trasportato in elicottero in un ospedale militare per le prime cure, ma nelle prossime ore potrebbe essere trasferito in una struttura più attrezzata. In un secondo tempo è stato precisato dai portavoce dell'esercito che il militare non corre pericolo di vita.

IL BILANCIO DELLE VITTIME - Con le quattro vittime di oggi, sale a 34 il numero dei militari italiani morti in Afghanistan dall'inizio della missione Isaf, nel 2004. L'ultimo in ordine di tempo risale allo scorso 17 settembre: il tenente Alessandro Romani, incursore del Col Moschin, è deceduto dopo essere stato coinvolto in una sparatoria sempre nella provincia di Farah. L'area occidentale del Paese che si trova sotto il controllo del contingente italiano ha registrato negli ultimi tempi massicci arrivi di forze talebane, in fuga dai settori meridionali controllati dagli Usa, dalla Gran Bretagna e dall'Australia. Non è dunque un caso che vi sia un'intensificazione di episodi che vedono coinvolti i nostri militari (ASCOLTA l'analisi dell'inviato del Corriere, Lorenzo Cremonesi)

IL CORDOGLIO DELLE ISTITUZIONI - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha avuto subito parole di vicinanza per le famiglie delle vittime. "Rendendosi interprete del profondo cordoglio del Paese - si legge in una nota del Quirinale - esprime i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari dei caduti". Anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha espresso le condoglianze alle famiglie. E ha aggiunto: "Siamo grati a tutti i soldati italiani che, nelle diverse missioni in tante parti del mondo, consentono al nostro paese di mantenere i suoi impegni internazionali a favore della pace e contro ogni forma di terrorismo". Per il presidente del Senato, Renato Schifani, "l'Italia onora il sacrificio di questi nostri soldati coraggiosi, l'ennesimo pesante tributo di sangue che il nostro Paese paga in quelle terre lontane in una missione che difende la democrazia e la pace nel mondo". Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha invece osservato un minuto di silenzio per i soldati italiani morti in Afghanistan in apertura dell'incontro, ad Aosta, con i consiglieri regionali della Valle d'Aosta. "Credo che la risposta migliore consista nel ribadire l'impegno ad agire nella comunità internazionale - ha poi detto il numero uno di Montecitorio - perchè il sacrificio dei nostri soldati non sia vano e il martoriato popolo afghano possa avere un giorno una prospettiva di pace e serenità".

IL RIENTRO DELLE SALME - L’arrivo delle salme dei quattro alpini uccisi è previsto per lunedì mattina, alle 9 circa, all’aeroporto militare di Ciampino a Roma. Le esequie in forma solenne dovrebbe svolgersi l’indomani, martedì, sempre nella capitale.

Al. S.

09 ottobre 2010

 

 

 

LE REAZIONI / Frattini: "Serve una fase nuova". La Russa: ritiro entro il 2011

Petraeus: "Non dimenticheremo

il loro coraggio e il loro altruismo"

Berlusconi: "Siamo là per riportare pace". I dubbi del Pd: "Non si vede il risultato"

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (Epa)

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (Epa)

MILANO - La notizia dell'ennesimo attentato che ha portato alla morte di militari italiani impegnati nella missione Isaf in Afghanistan ha indotto la politica e non solo a esprimere cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime.

PETRAEUS - "Condoglianze" sono state espresse dal generale David H. Petraeus che ha aggiunto: "Non dimenticheremo il loro coraggio e altruismo". "Questi soldati - afferma il comandante della missione Isaf in Afghanistan - hanno servito come parte del coraggioso contingente italiano che guida i nostri sforzi nel Comando regionale ovest. Il loro operato coraggioso e altruistico - aggiunge Petraeus - non sarà dimenticato, in un momento in cui abbiamo deciso di sconfiggere quella insorgenza che toglie al popolo afgano sicurezza e stabilità e che vorrebbe fare di questo Paese ancora una volta un rifugio sicuro per i terroristi". "I nostri pensieri e le nostre preghiere - conclude il generale Usa - sono per le famiglie di questi soldati caduti. Condividiamo il loro dolore per questa perdita straziante".

BERLUSCONI - La morte dei 4 militari italiani ha però anche aperto nel nostro Paese, come regolarmente avviene in queste occasioni, nuove riflessioni sulla partecipazione dell'Italia ai contingenti internazionali e sul ruolo delle nostre truppe sul terreno afghano. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è intervenuto dalla Russia, a margine di un incontro con Putin. "Purtroppo queste tragedie si ripetono spesso e noi ora stiamo lavorando per consegnare il controllo della situazione in questo Paese alle truppe afghane - ha detto il capo del governo italiano -. Noi portiamo il nostro contributo nella soluzione del problema, aiutiamo economicamente e sosteniamo lo sviluppo delle forze armate dell'Afghanistan. Speriamo molto che non sia lontano il tempo in cui la terra afghana avrà la pace".

IL GOVERNO - "Siamo assolutamente impegnati affinché‚ a partire dal prossimo Vertice Nato a Lisbona, a novembre, si possa definire la nuova fase di transizione della strategia internazionale in Afghanistan - ha commentato il ministro degli Esteri, Franco Frattini - e venga accelerata, provincia per provincia, l'assunzione delle responsabilità di sicurezza e controllo del territorio da parte dalle forze afgane". "L'attentato contro i militari italian - ha aggiunto - è un altro esempio dell' altissimo costo umano che siamo costretti a pagare per una missione fondamentale per la nostra sicurezza nazionale". "Quando sento parlare di ritiro in occasione di un evento luttuoso, come quello di questa mattina, più che una critica mi viene in mente lo sciacallaggio - ha invece detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa-. La critica è legittima ma l'importante è che sia fondata e non sia pretestuosa e strumentale". "È necessario che l'azione di addestramento delle forze armate afgane prosegua - ha aggiunto - , ed è giusto che entro la data prevista, il 2011, il ritiro dei nostri militari diventi un fatto concreto, non solo un annuncio".

"BISOGNA RIFLETTERE" - Il segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani ha sottolineato invece che "è ora che l'Italia chieda una vera puntualizzazione della strategia. Bisogna vedere quali sono le prospettive reali in una situazione del genere, una situazione sul campo molto difficile e dalle prospettive incerte". "Bisogna riflettere assieme con gli alleati - ha continuato - su cosa voglia dire questa famosa nuova fase, essendo chiaro che non si può agire fuori dal contesto delle alleanze". Il Pd nutre comunque forti dubbi: "Si può anche morire per la democrazia, per la lotta al terrorismo, per la dignità umana, per la civiltà, ma bisogna essere certi di arrivare al risultato che ci si è prefissati - ha detto ancora Bersani associandosi a Piero Fassino, che aveva espresso queste perplessità parlando all'assemblea del partito - . La politica deve assumersi maggiori responsabilità rispetto alla presenza militare".

"STRATEGIA DI USCITA" - Il presidente del gruppo dell'Idv al Senato, Felice Belisario, è tornato invece a parlare dell'esigenza di una exit strategy: "In questi particolari momenti - ha detto - , senza alcuna ipocrisia, esprimo tutta la mia rabbia per le giovani vite spezzate dalla mancanza di iniziativa internazionale del nostro governo che, nonostante le richieste e le pressioni dell'Idv, non si è attivato per prevedere una strategia d'uscita da quegli scenari che sono di guerra. Al ministro degli Esteri e a quello della Difesa voglio rivolgere solo una domanda: chi e cosa difendiamo in Afghanistan se nel Paese sono in corso trattative tra governo e talebani?". Un riferimento alle rivelazioni del Washington Post secondo cui il presidente afghano Karzai avrebbe avviato un confronto con i leader della guerriglia. Esplicito l'invito di Antonio Di Pietro al governo: "Credo sia giunto il momento che il governo si assuma le proprie responsabilità e richiami immediatamente il nostro contingente. La missione che avrebbe dovuto essere di pace ha cambiato i suoi connotati, trasformandosi in missione di guerra. Non ha più senso nè logica rimanere in Afghanistan in queste condizioni".

"E' IL VIETNAM ITALIANO" - Il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, pensa invece all'Afghanistan come al "Vietnam italiano". "Quella in Afghanistan - ha spiegato - è diventata una guerra infinita, cominciata nel 2001 e che tra poco compirà dieci anni. Sono morti tantissimi soldati e le vittime civili ormai non si contano. Nessun dubbio sfiora chi sostiene la missione sul fatto che ormai questa guerra è diventata solo un'inutile spargimento di sangue? Il Parlamento si riunisca al più presto sull'Afghanistan perchè è necessaria una exit strategy per il ritiro delle truppe italiane da un conflitto che non lascia intravedere una fine". Per Claudio Fava, coordinatore della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà "quella di Farah è una strage annunciata". "Abbiamo immaginato di portare in Afghanistan la pace e abbiamo ricevuto la guerra - ha sottolineato - . Il ritiro dei nostri soldati oggi non è un atto di viltà ma una necessità e una scelta urgente di buon senso".

Redazione online

09 ottobre 2010

 

 

 

UOMINI E MEZZI

Il "Lince", multiruolo ma troppo leggero

Verrà sostituito dal più sicuro "Freccia"

Il blindato in dotazione ai militari impegnati nelle missioni all'estero sarà rimpiazzato da un nuovo veicolo

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Il "Lince", multiruolo ma troppo leggero

Verrà sostituito dal più sicuro "Freccia"

Il blindato in dotazione ai militari impegnati nelle missioni all'estero sarà rimpiazzato da un nuovo veicolo

Il Lince (dal sito dell'Esercito Italiano)

Il Lince (dal sito dell'Esercito Italiano)

MILANO - Il blindato Lince su cui si trovavano i quattro militari morti nell'ultimo attentato in Afghanistan non ha resistito alla carica dell’ordigno esplosivo piazzato dai miliziani talebani. Eppure, ha detto il generale Massimo Fogari, portavoce dello Stato Maggiore della Difesa, ai microfoni di SkyTg24, sono stati "numerosissimi gli attacchi subiti dai mezzi Lince" in dotazione ai militari italiani impegnati in Afghanistan, ma "di norma il personale si è sempre salvato, invece questa volta abbiamo subito perdite". Il "Lince" è in uso attualmente anche ai militari impegnati nella missione in Libano.

VEICOLO LEGGERO - Il Lince è un Veicolo Tattico Leggero Multiruolo (VTLM) a trazione integrale 4x4, che può essere impiegato in ogni ambiente operativo. Secondo la scheda del mezzo sul sito dell'Esercito Italiano, il mezzo - grazie al particolare studio della cellula di trasporto ed i kit aggiuntivi di corazzatura - garantisce un elevato livello di sopravvivenza del personale trasportato contro il fuoco delle armi leggere, gli ordigni esplosivi improvvisati e le mine. Proprio per aumentare la protezione contro questi ultimi ordigni, antiuomo ed anticarro, sono stati adottate diverse soluzioni tra le quali l'aumento dell'altezza da terra fino a mezzo metro sotto il vano equipaggio, pur mantenendo l'altezza complessiva a un metro e 95 centimetri. Ha una capacità di trasporto utile di circa 2,3 tonnellate e l'Esercito prevede al momento l’approvvigionamento di 1.150 veicoli. L'equipaggio è di 4 uomini più il pilota. L'abitacolo è protetto anteriormente e posteriormente da un parafiamma così come i lati alla linea di cintura. La velocità massima raggiungibile è superiore ai 130 km/h. Il veicolo può guadare corsi d'acqua fino a 120 cm. Il Vtlm può essere trasportato anche su elicotteri Ch47 ed essere aviolanciato in zona di operazioni. Nella versione standard pesa circa sette tonnellate a pieno carico e può trasportare, appunto, quattro uomini equipaggiati; è tuttavia un mezzo agile, che può superare forti pendenze e raggiungere i 130 chilometri orari.

ARRIVA IL "FRECCIA" - Il Lince è stato in passato capace di resistere alle cariche esplosive degli Ied, gli ordigni improvvisati e messi insieme con materiale bellico di vario genere, ma di recente i miliziani hanno perfezionato i loro attacchi, usando cariche esplosive sempre più potenti e tali da rendere necessaria una maggiore protezione. Per questo, il governo italiano ha deciso di inviare sul fronte afgano i mezzi "Freccia", più lenti, ma dotati di un’ulteriore protezione. Lo scorso luglio, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha annunciato la presenza sul fronte afghano dei primi 17 esemplari del Veicolo Blindato Medio (VBM) , il "Freccia" appunto, nell’ambito delle misure volte a migliorare la protezione e la sicurezza del personale.

Redazione online

09 ottobre 2010

 

 

 

sul SOCIAL NETWORK I profili degli alpini coinvolti nell'attentato

"Mi sono rotto di stare in Afghanistan"

I commenti su Facebook del militare rimasto ferito. E una delle vittime scriveva: "Credo nella paura e nella morte"

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Uno scorcio del profilo Facebook di Luca Cornacchia

Uno scorcio del profilo Facebook di Luca Cornacchia

MILANO - "Mi sono rotto di stare qua in Afghanistan, non si capisce nulla". Il messaggio, datato il 3 ottobre scorso è l'ultimo che appare nella bacheca di Luca Cornacchia, il militare abruzzese ferito stamani nell'attentato nella zona di Farah, dove hanno perso la vita quattro militari italiani. Una pagina in cui, attraverso articoli foto e canzoni, Cornacchia racconta la vita in Afghanistan e il contributo alla vita di tutti i giorni. Come immagine di profilo il militare ha scelto una foto di Ernesto Che Guevara. Tra gli ultimi messaggi della bacheca, tra una video di Carmen Consoli ("Amore di plastica") condiviso giovedì e una canzone di Vasco Rossi, spicca la foto di un soldato che dà la mano a un bambino del posto, con lo slogan "non importa quando doniamo ma quanto amore mettiamo in quello che doniamo". C'è anche spazio a un messaggio di speranza, "tranquilli cuccioli vi riporto tutti a casa...", scrive agli amici a casa parlando dei suoi commilitoni, tra i commenti di un video in cui scorrono le immagini dei soldati statunitensi che riabbracciano le proprie famiglie. E poi rivolto alla moglie, Monica, scrive, "amore sei la mia vita...".

"CREDO NELLA MORTE" - Anche una delle vittime, Francesco Vannozzi, ha lanciato qualche messaggio dall'Afghanistan. Brevi testi per dire di essere ossessionato dalla sabbia. Nella sezione Info compaiono tre citazioni di taglio decisamente militare: "Si vis pacem, para bellum". "Non so con quali armi combatteremo la Terza guerra mondiale, ma nella Quarta useremo sassi e bastoni". "Io non credo nel paradiso; credo nel dolore, credo nella paura, credo nella morte".

"MEGLIO MORIRE IN PIEDI" - "Meglio morire in piedi che vivere una vita strisciando" ha invece scritto nella sua pagina Gianmarco Manca, un altro dei caduti di Farah. Sulla sua bacheca pochi post nei mesi scorsi che raccontano in modo insofferente la vita nella base.

Redazione online

09 ottobre 2010

 

 

 

LE REAZIONI / Frattini: "Serve una fase nuova". La Russa: ritiro entro il 2011

Petraeus: "Non dimenticheremo

il loro coraggio e il loro altruismo"

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (Epa)

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MILANO - La notizia dell'ennesimo attentato che ha portato alla morte di militari italiani impegnati nella missione Isaf in Afghanistan ha indotto la politica e non solo a esprimere cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime.

PETRAEUS - "Condoglianze" sono state espresse dal generale David H. Petraeus che ha aggiunto: "Non dimenticheremo il loro coraggio e altruismo". "Questi soldati - afferma il comandante della missione Isaf in Afghanistan - hanno servito come parte del coraggioso contingente italiano che guida i nostri sforzi nel Comando regionale ovest. Il loro operato coraggioso e altruistico - aggiunge Petraeus - non sarà dimenticato, in un momento in cui abbiamo deciso di sconfiggere quella insorgenza che toglie al popolo afgano sicurezza e stabilità e che vorrebbe fare di questo Paese ancora una volta un rifugio sicuro per i terroristi". "I nostri pensieri e le nostre preghiere - conclude il generale Usa - sono per le famiglie di questi soldati caduti. Condividiamo il loro dolore per questa perdita straziante".

BERLUSCONI - La morte dei 4 militari italiani ha però anche aperto nel nostro Paese, come regolarmente avviene in queste occasioni, nuove riflessioni sulla partecipazione dell'Italia ai contingenti internazionali e sul ruolo delle nostre truppe sul terreno afghano. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è intervenuto dalla Russia, a margine di un incontro con Putin. "Purtroppo queste tragedie si ripetono spesso e noi ora stiamo lavorando per consegnare il controllo della situazione in questo Paese alle truppe afghane - ha detto il capo del governo italiano -. Noi portiamo il nostro contributo nella soluzione del problema, aiutiamo economicamente e sosteniamo lo sviluppo delle forze armate dell'Afghanistan. Speriamo molto che non sia lontano il tempo in cui la terra afghana avrà la pace".

IL GOVERNO - "Siamo assolutamente impegnati affinché‚ a partire dal prossimo Vertice Nato a Lisbona, a novembre, si possa definire la nuova fase di transizione della strategia internazionale in Afghanistan - ha commentato il ministro degli Esteri, Franco Frattini - e venga accelerata, provincia per provincia, l'assunzione delle responsabilità di sicurezza e controllo del territorio da parte dalle forze afgane". "L'attentato contro i militari italian - ha aggiunto - è un altro esempio dell' altissimo costo umano che siamo costretti a pagare per una missione fondamentale per la nostra sicurezza nazionale". "Quando sento parlare di ritiro in occasione di un evento luttuoso, come quello di questa mattina, più che una critica mi viene in mente lo sciacallaggio - ha invece detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa-. La critica è legittima ma l'importante è che sia fondata e non sia pretestuosa e strumentale". "È necessario che l'azione di addestramento delle forze armate afgane prosegua - ha aggiunto - , ed è giusto che entro la data prevista, il 2011, il ritiro dei nostri militari diventi un fatto concreto, non solo un annuncio".

"BISOGNA RIFLETTERE" - Il segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani ha sottolineato invece che "è ora che l'Italia chieda una vera puntualizzazione della strategia. Bisogna vedere quali sono le prospettive reali in una situazione del genere, una situazione sul campo molto difficile e dalle prospettive incerte". "Bisogna riflettere assieme con gli alleati - ha continuato - su cosa voglia dire questa famosa nuova fase, essendo chiaro che non si può agire fuori dal contesto delle alleanze". Il Pd nutre comunque forti dubbi: "Si può anche morire per la democrazia, per la lotta al terrorismo, per la dignità umana, per la civiltà, ma bisogna essere certi di arrivare al risultato che ci si è prefissati - ha detto ancora Bersani associandosi a Piero Fassino, che aveva espresso queste perplessità parlando all'assemblea del partito - . La politica deve assumersi maggiori responsabilità rispetto alla presenza militare".

"STRATEGIA DI USCITA" - Il presidente del gruppo dell'Idv al Senato, Felice Belisario, è tornato invece a parlare dell'esigenza di una exit strategy: "In questi particolari momenti - ha detto - , senza alcuna ipocrisia, esprimo tutta la mia rabbia per le giovani vite spezzate dalla mancanza di iniziativa internazionale del nostro governo che, nonostante le richieste e le pressioni dell'Idv, non si è attivato per prevedere una strategia d'uscita da quegli scenari che sono di guerra. Al ministro degli Esteri e a quello della Difesa voglio rivolgere solo una domanda: chi e cosa difendiamo in Afghanistan se nel Paese sono in corso trattative tra governo e talebani?". Un riferimento alle rivelazioni del Washington Post secondo cui il presidente afghano Karzai avrebbe avviato un confronto con i leader della guerriglia. Esplicito l'invito di Antonio Di Pietro al governo: "Credo sia giunto il momento che il governo si assuma le proprie responsabilità e richiami immediatamente il nostro contingente. La missione che avrebbe dovuto essere di pace ha cambiato i suoi connotati, trasformandosi in missione di guerra. Non ha più senso nè logica rimanere in Afghanistan in queste condizioni".

"E' IL VIETNAM ITALIANO" - Il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, pensa invece all'Afghanistan come al "Vietnam italiano". "Quella in Afghanistan - ha spiegato - è diventata una guerra infinita, cominciata nel 2001 e che tra poco compirà dieci anni. Sono morti tantissimi soldati e le vittime civili ormai non si contano. Nessun dubbio sfiora chi sostiene la missione sul fatto che ormai questa guerra è diventata solo un'inutile spargimento di sangue? Il Parlamento si riunisca al più presto sull'Afghanistan perchè è necessaria una exit strategy per il ritiro delle truppe italiane da un conflitto che non lascia intravedere una fine". Per Claudio Fava, coordinatore della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà "quella di Farah è una strage annunciata". "Abbiamo immaginato di portare in Afghanistan la pace e abbiamo ricevuto la guerra - ha sottolineato - . Il ritiro dei nostri soldati oggi non è un atto di viltà ma una necessità e una scelta urgente di buon senso".

Redazione online

09 ottobre 2010

 

 

 

GLI USA E KABUL

Alla Casa Bianca più potere alle colombe

Così il ritiro da Kabul si avvicina

Il nuovo consigliere della sicurezza nazionale Donilon

è un deciso sostenitore del "disimpegno con onore"

GLI USA E KABUL

Alla Casa Bianca più potere alle colombe

Così il ritiro da Kabul si avvicina

Il nuovo consigliere della sicurezza nazionale Donilon

è un deciso sostenitore del "disimpegno con onore"

Tom Donilon

Tom Donilon

WASHINGTON – Il cambio della guardia al Consiglio di sicurezza nazionale della Casa bianca annunciato ieri dal presidente Obama – Tom Donilon, un pilastro del Partito democratico, sostituisce Jim Jones, un eroe del Pentagono – segna una svolta cruciale nella politica afgana degli Stati Uniti. Sancisce infatti la vittoria dei civili, le colombe, sui militari, i falchi, nel braccio di ferro sulla guerra dell’Afghanistan. E apre a Obama la strada del "disimpegno con onore", ossia del graduale ritiro delle truppe dal fronte afghano forse nel giro di un biennio, disimpegno che potrebbe comportare negoziati con i talebani. Strada scelta esattamente un anno fa, secondo indiscrezioni della Casa bianca. Lo stesso scenario della guerra del Vietnam, all'incirca 40 anni fa: la pace fu firmata all’inizio del ’73.

Del braccio di ferro sull’Afganistan tra i civili e i militari e della decisione del presidente di non prolungare il conflitto afghano all’infinito aveva già parlato il mese scorso nel suo libro Le guerre di Obama il giornalista del Washington Post Bob Woodward, l’uomo che costrinse il presidente Nixon a dimettersi nello scandalo Watergate nel ‘74. Woodward aveva svelato che l’amministrazione si era spaccata in due, da una parte le colombe, contrarie allo invio di altre truppe, certe che la vittoria non sia più possibile, dall’altra i falchi, fautori di una escalation e fiduciosi in un trionfo. Il titolo del libro, che dava i falchi perdenti, si riferiva non all’Afghanistan e all’Iraq, ma all’Afghanistan e a questo scontro intestino su di esso.

La nomina di Donilon, 55 anni, fino a ieri vice di Jones, avalla le rivelazioni di Woodward. Donilon è un civile di 55 anni, consigliere di tutti i presidenti democratici dal ’77 – Carter, Clinton e adesso Obama – legatissimo al vicepresidente Joe Biden, che fu capo della Commissione esteri del Senato e che da tre anni caldeggia il disimpegno. Sostiene che l’America è stanca della guerra e vuole che si concluda come quella dell’Iraq, con un ordinato passaggio delle consegne ai politici e militari locali. Jones è un ex generale dei marines di 66 anni, sovente schierato con il Pentagono, in disaccordo con lo stesso Donilon. Resta da vedere come questa exit strategy potrà essere realizzata.

Nei disegni della Casa bianca, la svolta successiva, i negoziati o quant’altro, dovrebbe iniziare entro la fine del 2011. La gestirebbe anche un nuovo team al Pentagono: l’anno prossimo sono previste le dimissioni del ministro della difesa Bob Gates e del capo di stato maggiore delle forze armate Mike Mullen. Ma qualsiasi exit strategy avrà bisogno di un forte contributo internazionale, innanzitutto dei paesi alleati degli Stati uniti, a incominciare dalla Italia, i cui soldati stanno versando sangue al fronte.

Ennio Caretto

09 ottobre 2010

 

 

 

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Tom Donilon

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WASHINGTON – Il cambio della guardia al Consiglio di sicurezza nazionale della Casa bianca annunciato ieri dal presidente Obama – Tom Donilon, un pilastro del Partito democratico, sostituisce Jim Jones, un eroe del Pentagono – segna una svolta cruciale nella politica afgana degli Stati Uniti. Sancisce infatti la vittoria dei civili, le colombe, sui militari, i falchi, nel braccio di ferro sulla guerra dell’Afghanistan. E apre a Obama la strada del "disimpegno con onore", ossia del graduale ritiro delle truppe dal fronte afghano forse nel giro di un biennio, disimpegno che potrebbe comportare negoziati con i talebani. Strada scelta esattamente un anno fa, secondo indiscrezioni della Casa bianca. Lo stesso scenario della guerra del Vietnam, all'incirca 40 anni fa: la pace fu firmata all’inizio del ’73.

Del braccio di ferro sull’Afganistan tra i civili e i militari e della decisione del presidente di non prolungare il conflitto afghano all’infinito aveva già parlato il mese scorso nel suo libro Le guerre di Obama il giornalista del Washington Post Bob Woodward, l’uomo che costrinse il presidente Nixon a dimettersi nello scandalo Watergate nel ‘74. Woodward aveva svelato che l’amministrazione si era spaccata in due, da una parte le colombe, contrarie allo invio di altre truppe, certe che la vittoria non sia più possibile, dall’altra i falchi, fautori di una escalation e fiduciosi in un trionfo. Il titolo del libro, che dava i falchi perdenti, si riferiva non all’Afghanistan e all’Iraq, ma all’Afghanistan e a questo scontro intestino su di esso.

La nomina di Donilon, 55 anni, fino a ieri vice di Jones, avalla le rivelazioni di Woodward. Donilon è un civile di 55 anni, consigliere di tutti i presidenti democratici dal ’77 – Carter, Clinton e adesso Obama – legatissimo al vicepresidente Joe Biden, che fu capo della Commissione esteri del Senato e che da tre anni caldeggia il disimpegno. Sostiene che l’America è stanca della guerra e vuole che si concluda come quella dell’Iraq, con un ordinato passaggio delle consegne ai politici e militari locali. Jones è un ex generale dei marines di 66 anni, sovente schierato con il Pentagono, in disaccordo con lo stesso Donilon. Resta da vedere come questa exit strategy potrà essere realizzata.

Nei disegni della Casa bianca, la svolta successiva, i negoziati o quant’altro, dovrebbe iniziare entro la fine del 2011. La gestirebbe anche un nuovo team al Pentagono: l’anno prossimo sono previste le dimissioni del ministro della difesa Bob Gates e del capo di stato maggiore delle forze armate Mike Mullen. Ma qualsiasi exit strategy avrà bisogno di un forte contributo internazionale, innanzitutto dei paesi alleati degli Stati uniti, a incominciare dalla Italia, i cui soldati stanno versando sangue al fronte.

Ennio Caretto

09 ottobre 2010

 

 

 

 

LA SCHEDA

Sono 34 le vittime italiane in Afghanistan

LA SCHEDA

Sono 34 le vittime italiane in Afghanistan

Con la morte dei quattro alpini vittime dell'attentato nella valle del Gullistan, sale a trentaquattro il numero degli italiani morti in Afghanistan, dall’inizio della missione nel 2004. Di questi, la maggioranza è rimasta vittima di attentati e scontri a fuoco, altri invece sono morti in incidenti, alcuni anche per malore ed uno si è suicidato. Già dodici le vittime in questo 2010 (erano state 9 nel 2009).

Il 17 settembre muore in una sparatoria nella provincia di Farah il tenente Alessandro Romani, incursore del Col Moschin.

Il 28 luglio perdono la vita a una ventina chilometri da Herat, a seguito dell’esplosione di un ordigno rudimentale (ied), Mauro Gigli e Pierdavide De Cillis.

Il 25 luglio muore, forse suicida, un militare italiano. Si sarebbe sparato un colpo di arma da fuoco all’interno del suo ufficio, a Kabul. Sull’episodio stanno indagando i carabinieri della polizia militare.

Il 23 giugno muore a Shindand, nell’ovest dell’Afghanistan, il caporal maggiore scelto Francesco Saverio Positano. Il militare ha perso l’equilibrio ed è caduto da un mezzo blindato, riportando un forte trauma cranico. Apparteneva al 32esimo Reggimento Genio, della Brigata Alpina Taurinense.

Il 17 maggio, un veicolo blindato salta in aria per l’esplosione di un ordigno nella provincia di Herat. Muoiono il sergente Massimiliano Ramadù, 33 anni, e il caporal maggiore Luigi Pascazio, 25 anni. Le vittime appartenevano al 32esimo reggimento Genio della brigata Taurinense.

Il 26 febbraio viene ucciso Pietro Antonio Colazzo, un funzionario della Aise, l’Agenzia di informazione e sicurezza esterna, nel corso di un attentato suicida compiuto dai talebani a Kabul contro due ’guest house’.

Il 15 ottobre 2009 un militare del Quarto Reggimento alpini paracadutisti muore in un incidente stradale avvenuto sulla strada che unisce Herat a Shindad.

Il 17 settembre 2009 sei militari muoiono in un attentato suicida a Kabul, rivendicato dai talebani. Le vittime, del 186esimo Reggimento Paracadutisti Folgore di stanza a Kabul, sono Antonio Fortunato, Matteo Mureddu, Davide Ricchiuto, Massimiliano Randino, Roberto Valente e Gian Domenico Pistonami.

Il 14 luglio 2009 muore, in un attentato a 50 chilometri da Farah, il caporalmaggiore Alessandro Di Lisio, 25 anni. Paracadutista dell’Ottavo Genio Guastatori della Folgore, faceva parte di un team specializzato nella bonifica delle strade.

Il 15 gennaio 2009 muore Arnaldo Forcucci, maresciallo dell’Aeronautica, per arresto cardiocircolatorio.

Il 21 settembre 2008 muore per un malore a Herat il caporalmaggiore Alessandro Caroppo, 23 anni, dell’Ottavo reggimento bersaglieri di Caserta.

Il 13 febbraio 2008 muore in un attacco il maresciallo Giovanni Pezzulo, 44 anni, del Cimic Group South di Motta di Livenza. L’attentato avviene a una sessantina di chilometri da Kabul, nella valle di Uzeebin, mentre i militari italiani sono impegnati in attività di distribuzione di viveri e vestiario alla popolazione della zona. Rimane ferito il maresciallo Enrico Mercuri.

Il 24 novembre 2007 muore in un attentato suicida nei pressi di Kabul il maresciallo capo Daniele Paladini, 35 anni. Altri tre militari rimangono feriti.

Il 4 ottobre 2007 muore al Policlinico militare del Celio l’agente del Sismi Lorenzo D’Auria. Il militare era stato gravemente ferito il 24 settembre 2007 durante un’operazione delle forze speciali britanniche per cercare di liberarlo. Due giorni prima, D’Auria era stato sequestrato assieme a un altro sottufficiale del servizio di sicurezza militare e a un collaboratore afgano.

Il 26 settembre 2006 perdono la vita i caporalmaggiori Giorgio Langella, 31 anni, e Vincenzo Cardella, in seguito all’esplosione di un ordigno lasciato lungo una strada nei pressi di Kabul. I due militari appartenevano alla 21esima compagnia del Secondo Reggimento alpini di Cuneo.

Il 20 settembre 2006 muore in un incidente stradale, a sud di Kabul, il caporalmaggiore Giuseppe Orlando, 28 anni. Faceva parte della 22/a compagnia del Secondo Reggimento alpini di Cuneo.

Il 2 luglio 2006 il tenente colonnello Carlo Liguori, 41 anni è stroncato da un attacco cardiaco ad Herat.

Il 5 maggio 2006, in seguito all’esplosione di un ordigno lasciato lungo una strada nei pressi di Kabul, muoiono il tenente Manuel Fiorito, 27 anni, e il maresciallo Luca Polsinelli, 29 anni, entrambi del Secondo Reggimento Alpini. I due soldati si trovavano a bordo di due veicoli blindati "Puma", a sud-est della capitale afgana, quando sono stati investiti dall’esplosione.

L’11 ottobre 2005 muore il caporalmaggiore capo Michele Sanfilippo, 34 anni. Sanfilippo, effettivo al Quarto Reggimento Genio Guastatori di Palermo, viene ferito con un colpo alla testa, partito accidentalmente, nella camerata del battaglione Genio a Kabul. Muore poco dopo il ricovero in ospedale.

Il 3 febbraio 2005 l’ufficiale di Marina Bruno Vianini perde la vita nello schianto di un aereo civile sul quale viaggiava, tra Herat e Kabul. Il capitano di fregata aveva 42 anni.

Il 3 ottobre 2004, il caporal maggiore Giovanni Bruno, 23 anni, del Terzo reggimento alpini, è vittima di un incidente stradale mentre si trova a bordo di un mezzo dell’esercito nel territorio di Sorobi, a 70 chilometri da Kabul. Nell’incidente rimangono feriti altri quattro militari.

 

09 ottobre 2010

 

 

 

Fertilizzante, biglie e bulloni: una miscela in grado di far saltare i blindati

Artigianali, ma sempre più micidiali

Gli ordigni improvvisati usati dai talebani hanno cariche sempre più devastanti. Materie prime fornite dall'Iran

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L’agguato contro i soldati italiani è la conferma di quanto siano letali gli attacchi con le Ied, le bombe "artigianali" assemblate dai talebani. Uno studio, diffuso in agosto, dallo Jeddo (sezione del Pentagono che si occupa di questa minaccia) ha rivelato un aumento del 30 per cento delle vittime tra i militari Nato con 271 caduti. Cifra che è poi salita ulteriormente nei mesi successivi. Anche i feriti, di conseguenza, sono stati molti. Nei primi 8 mesi del 2009 erano stati 1035, ben 2025 quest’anno. Un impatto terribile legato alla preparazione di ordigni potenti e all’intensificazione degli attentati.

Ancora qualche dato. Per il Pentagono i ribelli hanno lanciato una nuova fase in marzo con 1087 attacchi. In maggio si è passati a 1128 e 1258 "incidenti" in agosto. Per gli esperti del Jeddo i talebani hanno preparato ordigni con cariche sempre più consistenti per neutralizzare i blindati schierati dalle forze Nato. L’introduzione nel teatro di nuovi mezzi ha permesso, per un certo periodo, di contenere le perdite. Gli americani hanno dispiegato migliaia di Mrap e gli italiani hanno usato il "Lince" (quello coinvolto nell’attacco di oggi) e ora in arrivo il "Freccia". Ma i ribelli non hanno fatto altro che aumentare la carica.

Le componenti base dell’Ied sono fertilizzante, biglie, chiodi, frammenti di metallo. Oltre all’impatto dell’esplosione – che causa spesso il ribaltamento del veicolo - c’è l’effetto "lupara" causato dagli oggetti inseriti nella bomba. Quanto all’attivazione i terroristi impiegano metodi diversi: il radiocomando (spesso ricavato da quello per i giocattoli), un filo elettrico oppure una piastra a pressione celata nel terreno. Quest’ultima – dicono gli specialisti del Jeddo - è innescata da un meccanismo piuttosto semplice. Di solito due pezzi di plastica avvolti attorno ad un detonatore. Il fertilizzante – secondo l’intelligence – viene contrabbando dal Pakistan mentre quantità di esplosivo di tipo militare arrivano dall’Iran con la complicità dei pasdaran. Sempre gli iraniani hanno fornito agli insorti ordigni sofisticati che penetrano la blindatura e deflagrano con un effetto fornace all’interno del veicolo. Bombe usate con grande efficacia prima in Libano sud dagli Hezbollah filo-iraniani, quindi in Iraq.

Guido Olimpio

09 ottobre 2010

 

 

 

Con lei erano stati sequestrati anche tre afgani, poi liberati la scorsa settimana

Uccisa cooperatrice Gb rapita a settembre

I suoi sequestratori l'hanno eliminata durante il blitz della polizia che cercava di liberarla

Con lei erano stati sequestrati anche tre afgani, poi liberati la scorsa settimana

Uccisa cooperatrice Gb rapita a settembre

I suoi sequestratori l'hanno eliminata durante il blitz della polizia che cercava di liberarla

Linda Norgrove, la cooperatrice britannica uccisa in Afghanistan (foto Foreign Office)

Linda Norgrove, la cooperatrice britannica uccisa in Afghanistan (foto Foreign Office)

MILANO - Era stata sequestrata in Afghanistan a fine settembre. I suoi rapitori l'hanno uccisa oggi, durante il tentativo di liberarla d parte delle forse di polizia. Linda Norgrove aveva 36 anni e lavorava per le Nazioni Unite. Era stata rapita assieme a tre suoi colleghi afghani nella provincia orientale di Kunar, che tuttavia erano stati rilasciati la scorsa settimana. Lei, invece, era stata trattenuta, probabilmente perché considerata come possibile oggetto di scambio. Nel corso del blitz organizzato per liberarla ha però perso la vita: dalle prime ricostruzioni sembra che sia stata uccisa dai suoi stessi sequestratori.

L'ANNUNCIO DEL MINISTRO - La notizia della sua morte è stata data con un comunicato dal ministro degli Esteri britannico, William Hague. "È con profondo dolore che devo confermare che Linda Norgrove, l'operatrice umanitaria rapita nell'est dell'Afghanistan lo scorso 26 settembre, è stata uccisa dai suoi rapitori nel corso di un'operazione di salvataggio la notte scorsa", ha detto Hague in un comunicato, precisando anche che le truppe britanniche non hanno avuto un ruolo nel blitz.

IL CORDOGLIO DI PETRAEUS -Della vicenda ha parlato anche il generale David Petraeus, comandante delle truppe Usa e Nato in Afghanistan, esprimendo le condoglianze alla famiglia. Secondo l'alto ufficiale, le forze Nato e quelle afghane hanno fatto "tutto ciò che era in loro potere per liberare" la cooperante. Linda, ha aggiunto, "era una persona coraggiosa che si impegnava con passione per migliorare la vita del popolo afghano e purtroppo ha perso la vita durante il suo lavoro", ha sottolineato Petraus in un comunicato diffuso dall'Isaf, "i nostri pensieri e le nostre preghiere vanno alla sua famiglia in questo momento difficile".

L'ESPERIENZA INTERNAZIONALE - Nata a Sutherland nel 1974, ha studiato tra Aberdeen e il Messico. Aveva una lunga esperienza di cooperazione e negli ultimi anni ha operato in Uganda e in Laos, oltre che nel territorio afghano, dove è tornata lo scorso febbraio per affiancarsi allla Development Alternatives Inc, società fondata dalla Usaid - l'agenzia americana per la cooperazione internazionale - per favorire la creazione di posti di lavoro, di cui era responsabile regionale. Unica straniera in un team di 200 afghani, è stata per lungo tempo operativa a Jalalabad.

Redazione Online

09 ottobre 2010

REPUBBLICA

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2010-10-12

AFGHANISTAN

Dalla Nato sì alle bombe sui caccia

"E' compatibile con la missione Isaf"

Il segretario dell'Alleanza Atlantica, Rasmussen, puntualizza: "La decisione dipende dagli Stati". I partiti si dividono e mercoledì La Russa riferirà in Parlamento sulla situazione in Afghanistan. Il Pd: "I nostri soldati si proteggono con altri mezzi"

Dalla Nato sì alle bombe sui caccia "E' compatibile con la missione Isaf"

ROMA - "Armare i caccia con le bombe non è in contraddizione con la missione Isaf". La Nato, per bocca del suo segretario generale fa sentire la sua voce sulla questione aperta fra le forze politiche sulla necessità di attrezzare i bombardieri italiani in Afghanistan con le bombe dopo l'uccisione di 4 alpini nella regione di Rafah. Il segretario dell'Alleanza atlantica precisa che "la decisione va presa a livello nazionale" ma specifica che "la natura della missione non è qualificata dai tipi di arma ma dai modi in cui la si usa". Bruxelles dunque non ha nulla in contrario a dotare i caccia italiani di bombe ma la partita interna è tutta da giocare. Mercoledì il ministro della Difesa Ignazio La Russa riferirà in Parlamento avviando di fatto la discussione ma già specifica: "E' chiaro che ogni decisione sarà presa solo se ci sarà una larga condivisione".

Dall'opposizione Piero Fassino, responsabili esteri del Pd spiega: "Armare i bombardieri non è utile perché riteniamo che la salvaguardia dei nostri soldati può essere conseguita con mezzi più efficaci rispetto ai bombardamenti e poi perché ricorrere ai bombardamenti espone a rischio la popolazione civile innocente come successo in passato". Stesso rischio sottolineato dalla Radicale Emma Bonino. Pierferdinando Casini, invece, lascia la palla nelle mani del governo. "E' il governo - dcie - che deve decidere ed avanzare una proposta. Dotare i caccia

di bombe è un cambiamento sostanziale della nostra modalità di impiego. Vengano in Parlamento con una proposta ufficiale su armamenti e nuove modalità di impiego". Mentre l'Idv punta direttamente al ritiro del contingente italiano e chiede la fine di "questa guerra assurda".

Di parere simile la Lega, che si fa sentire con la voce di Luca Zaia:"Ci sono accordi, impegni seri con la comunità internazionale che il nostro Paese ha preso e che vanno onorati, ma il nostro pensiero non può non andare all'idea di come si possano riportare i nostri ragazzi a casa". Gli risponde indirettamente Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: "Siamo in Afghanistan per aiutare questo Paese ad uscire da una dittatura sostanziale nel territorio dei talebani e per bloccare il terrorismo internazionale; se questa presenza deve essere tutelata ricorrendo ad altri strumenti, compresi quelli dell'aviazione, dobbiamo farlo senza esitazione".

(11 ottobre 2010)

 

 

 

 

IL LUTTO

In Italia le bare degli alpini

Domani i funerali solenni

Arrivate a Ciampino le salme di Sebastiano Ville, Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi e Marco Pedone. Lo zio di uno dei caduti a La Russa: "Godetevi lo spettacolo". Il dolore di Napolitano

In Italia le bare degli alpini Domani i funerali solenni

ROMA - C'è il dolore per quelle quattro bare coperte dal tricolore. C'è lo strazio dei familiari dei 4 alpini morti in un attentato in Afghanistan. E c'è chi, vedendo il ministro della Difesa Ignazio La Russa, non esita a sbattergli in faccia la rabbia per quelle morti.

Il C130 dell'Aeronautica militare con a bordo le bare di Sebastiano Ville, Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi e Marco Pedone, atterra a Ciampino in mattinata sotto una fitta pioggia. Ad accogliere le salme, con i vertici militari, il presidente della Repubblica Napolitano, il presidente del Consiglio Berlusconi, il presidente della Camera Fini e il ministro della Difesa La Russa. E proprio a quest'ultimo si rivolge lo zio di uno dei militari uccisi: "Signor ministro, godetevi lo spettacolo". L'esponente del governo tace e, dopo, commenta: "i parenti in queste occasioni hanno diritto a qualsiasi reazione emotiva".

Le bare escono dall'aereo e sfilano sulla pista. Schierato c'è il picchetto del Settimo reggimento Alpini di Belluno, il reparto dei quattro caduti e una rappresentanza di tutte le Forze Armate. Alcuni militari portano su cuscini di velluto rosso i cappelli alpini con la penna dei quattro militari caduti. Monsignor Pelvi, ordinario militare per l'Italia le bendedice. Napolitano, invece, si fermato in raccoglimento davanti ai feretri accarezzandoli. "E' un giorno di lutto" dirà più tardi. Dalle 16 alle 20 di oggi sarà aperta la camera ardente presso il Policlinico Celio mentre

le esequie solenni sono fissate per domattina alle 10,30 nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli in Roma.

Parla anche la madre di Luca Cornacchia, l'alpino rimasto ferito nell'attentato. "Mio figlio mi diceva: i talebani sono sempre in agguato", racconta la donna - è stato miracolato. E ora cerca sempre gli amici". Ed ancora: "Non manderei nessuno in Afghanistan, si risolvano da soli i problemi"

I corpi di Ville, Manca, Vannozzi e Pedone sono stati successivamente trasportati all'Istituto di medicina legale della Sapienza per le autopsie: "lesioni da scoppio", la causa della morte. I due consulenti nominati dai pm titolari dell'indagine aperta per attentato con finalità di terrorismo, hanno ora a disposizione 60 giorni per consegnare in procura la relazione conclusiva. I magistrati sono anche in attesa di un'informativa dei carabinieri del Ros che hanno posto sotto sequestro il blindato distrutto dallo scoppio.

(11 ottobre 2010)

 

 

 

 

2010-10-09

Farah, strage di alpini

quattro morti e due feriti

Farah, strage di alpini quattro morti e due feriti

Quattro militari italiani sono morti e due sono rimasti feriti, uno in modo grave, nella zona di Farah, in Afghanistan. I militari, che erano tutti alpini, sono stati vittime di un'imboscata al ritorno da una missione, alle 9.45 ora locale (le 7.15 in Italia) mentre si trovavano nella valle del Gulistan, nella provincia di Farah. C'è stato sia un attacco con colpi di arma da fuoco, sia l'esplosione di un ordigno

(Aggiornato alle 16:21 del 09 ottobre 2010)

16:21

Gasparri, governo conferma impegni tutto 2011 90 –

"Il governo conferma l'impegno militare in Afghanistan per tutto il 2011. Stiamo pagando un prezzo molto pesante, ma la lotta al terrorismo internazionale è un dovere dei governi di tutti i Paesi" ha detto Maurizio Gasparri. "Anche se occorrerà approfondire e valutare alcuni aspetti del nostro impegno, non ci sarà alcun ripensamento - ha aggiunto Gasparri - ma a monte di questo approfondimento non ci potrà essere alcuna esitazione"

16:19

Sindaco di Feltre proclama lutto cittadino 89 –

Lutto cittadino con esequie per ricordare i quattro alpini è stato deciso dal sindaco di feltre, Gianvittore Vaccari, senatore della Lega Nord. "Quattro nostri ragazzi sono stati uccisi - dice Vaccari - erano quattro giovani del glorioso Battaglione Feltre che forma il 7/o reggimento alpini della Brigata Julia. Esprimo il cordoglio della Città di Feltre, dell'amministrazione e mio personale e la vicinanza alle famiglie e all'Esercito"

15:40

Il cordoglio della comunità francescana 88 –

"La terribile notizia della morte dei quattro militari italiani suscita dolore e sgomento" scrivono i frati francescani di Assisi sul sito della loro rivista. "Li vogliamo presentare al signore della vita mentre preghiamo per loro, per le loro famiglie, così duramente colpite, sulla tomba di san Francesco, altare e cattedra di pace"

15:15

Pisa, coro alpini a lutto in piazza dei miracoli 87 –

E' stato caratterizzato dal lutto per l'agguato in Afghanistan "l'appuntamento con la banda dei 'veci' alpini sotto la Torre" rende noto un comunicato diffuso dal Comune di Pisa. "Il coro degli alpini ha deciso insieme al Comune - si legge nella nota - di sospendere l'evento che prevedeva la loro esibizione con tantissimi brani. Gli alpini si sono radunati sotto la Torre dove hanno spiegato ai pisani e ai moltissimi turisti l'accaduto e la loro decisione di rappresentare solo quattro brani del repertorio: brani che rimandano alla gloriosa storia degli alpini, ai loro lutti e alla loro dedizione alla patria"

15:08

Vendola, da domani riflessione sul ritiro 86 –

Oggi è il giorno del dolore e della solidarietà alle famiglie, ma da domani serve una "riflessione sulla necessità di concludere un'avventura sbagliata". A dirlo, a poche ore dalla strage di militari italiani in Afghanistan, il governatore della Puglia Nichi Vendola. "Le parole rischiano di essere ripetitive e di suonare come fastidiosamente inadeguate", ha detto. "Oggi dobbiamo sentirci vicini alle famiglie dei soldati e essere capaci di elaborare la nostra condivisione e solidarietà". Ma da domani, ha aggiunto, "occorrerà riaprire una riflessione sulla vicenda dell'Afghanistan", in particolare "sulla necessità di concludere un'avventura spericolata e sbagliata"

15:03

Zaia: riportiamo a casa i nostri ragazzi 85 –

"In ogni vicenda c'è un inizio, ma deve esserci anche una fine. Ciò vale anche per la missione di pace in Afghanistan che si sta trasformando per il nostro Paese in un nuovo, tragico Vietnam" dichiara il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. "Il cordoglio per il lutto, lo strazio delle famiglie, la cappa di dolore che stringe l'Italia e la nostra Regione, sede del settimo Reggimento Alpini - prosegue Zaia - non possono non indurre a riflessioni da cui discendano scelte operative. Esistono accordi internazionali che certo vanno rispettati, esiste un sentimento forte che deve unire il nostro Paese ai soldati che laggiù rischiano la vita. Ma deve anche sopravvenire - continua - una scelta di priorità, affinché una missione di pace sia per la costruzione di un Paese e non per il sacrificio dei nostri giovani". "Credo - aggiunge Zaia - che sia venuto il tempo in cui il parlamento e il governo tornino a ragionare sulla necessità di riportare a casa i nostri ragazzi"

15:01

Vannozzi era alla sua seconda missione all'estero 84 –

Era partito per l'Afghanistan lo scorso luglio Francesco Vannozzi, 26 anni, per la sua seconda missione all'estero: in precedenza era stato in Kosovo. Vannozzi viveva a Belluno ma tornava spesso a San Giovanni alla Vena, nel comune di Vicopisano (Pisa), suo paese d'origine dove vivono i genitori. Sempre in provincia di Pisa vive la fidanzata con cui stava insieme da anni. Il giovane, un diploma da ragioniere, era anche molto attivo nel volontariato per l'antincendio a difesa del Monte Serra

14:58

Cappellano siciliano: il padre lo ha saputo da un giornalista 83 –

"Il padre di Sebastiano Ville mi ha detto che questa mattina è stato svegliato dalla telefonata di un giornalista che ha chiesto se avessero un figlio in missione in Afghanistan, alla risposta positiva gli ha detto 'è nell'elenco dei morti', e ha chiuso il telefono" ha affermato don Salvatore Cunzolo, cappellano dei carabinieri della Sicilia orientale, originario di Francofonte, dopo avere fatto visita al familiari della vittima siciliana dell'attentato in Afghanistan

14:26

Tenente colonnello Fregona: "Attentato infame" 82 –

''Le modalità ci dicono che questo è un attentato infame: malgrado le precauzioni le insidie sono così elevate che non sempre si possono prevedere''. Lo ha detto il tenente colonnello Stefano Fregona, vice condandante del 7/o Reggimento alpindi Belluno, di cui facevano parte i quattro militari morti in Afghanistan.

14:22

Il cordoglio della Juventus 81 –

La Juventus esprime il proprio cordoglio per i quattro alpini uccisi in Afghanistan. In una nota sul proprio sito ufficiale la societa' bianconera "è vicina alle famiglie in questo momento di grande dolore".

14:19

Ambasciata Usa: "Infinitamente riconoscenti a soldati italiani" 80 –

''Siamo infinitamente e dolorosamente riconoscenti per la dedizione e l'umanità di questi soldati nell'adempimento della loro missione a protezione della nostra sicurezza collettiva, fino all'estremo sacrificio''. Lo ha detto l'ambasciatore americano in Italia, David Thorne, esprimendo ''le più sentite condoglianze alle famiglie dei militari italiani che hanno perduto la vita questa mattina in Afghanistan''.

14:16

La mamma di Cornacchia: "Attimi terribili" 79 –

"Alcuni vicini di casa mi avevano detto che quattro militari italiani erano morti in Afghanistan. Dopo qualche minuto ho visto i carabinieri vicino casa e subito ho pensato: mio figlio è morto". È la madre di Luca Cornacchia che racconta come ha appreso della notizia del ferimento del figlio: "Quando si vedono i carabinieri si pensa al peggio".

14:10

Europarlamento: "Ue moltiplichi sforzi per democrazia salda" 78 –

I vicepresidenti italiani del Parlamento europeo, Roberta Angelilli e Gianni Pittella, esprimono a nome dell'assemblea di Strasburgo il loro profondo cordoglio alle famiglie e al corpo degli alpini: "L'altro tributo di giovani vite che anche l'Italia sta pagando al conflitto afghano -sottolineano i due parlamentari- impone all'Ue di moltiplicare l'impegno insieme agli alleati perché si ristabilisca in breve tempo nel paese una democrazia forte e salda, combattendo in ogni luogo i santuari del terrorismo che alimentano il conflitto per impedire qualsiasi possibilità di riscatto politico e sociale della popolazione".

14:03

Morte di Pedone, il sindaco di Patù proclama lutto cittadino 77 –

Il sindaco di Patù (Lecce), Angelo Galante, ha annunciato la proclamazione del lutto cittadino per la giornata dei funerali del giovane ventitreenne Marco Pedone. ''Dichiarare il lutto cittadino mi sembra un nostro preciso dovere in questa tragica circostanza'', ha detto il sindaco. ''Ho già sentito il prefetto di Lecce, Mario Tafaro, e le autorità militari con cui coordineremo tutte le iniziative. Noi avremo, però, un ruolo di supporto, mentre saranno le forze armate a curare l'organizzazione''.

14:01

Per Cornacchia la quarta volta in Afghanistan 76 –

Luca Cornacchia era partito il 2 settembre scorso per l'Afghanistan ed era alla sua ottava missione. Le precedenti esperienze sono state in Afghanistan tre occasioni e quattro in Kosovo. Lo scorso mese di agosto era tornato a Lecce dei Marsi per un periodo di ferie.

14:00

Le condoglianze di Putin a Berlusconi 75 –

Il premier russo Vladimir Putin ha espresso le sue ''più sincere condoglianze'' per la morte dei militari italiani in Afghanistan in apertura dell'incontro odierno con il collega e amico Silvio Berlusconi in una residenza nei pressi di San Pietroburgo. Lo riferisce l'agenzia Itar-Tass. ''Capisco quale emozione ha provocato in Italia la notizia di questa tragedia che ha colpito le famiglie italiane dei soldati uccisi, sappiamo benissimo cosa significa questo'', ha dichiarato Putin

13:53

Cornacchia su Facebook: "Mi sono rotto di stare qua" 74 –

''Mi sono rotto di stare qua in Aghanistan, non si capisce nulla''. Il messaggio, datato il 3 ottobre scorso è l'ultimo che appare nella bacheca di Luca Cornacchia, il militare abruzzese ferito in modo più grave nell'attentato. Una pagina in cui, attraverso articoli foto e canzoni, Cornacchia racconta la vita in Afghanistan e il contributo alla vita di tutti i giorni. Di qui, tra una video di Carmen Consoli condiviso e una canzone di Vasco Rossi, spicca la foto di un soldato che dà la mano a un bambino del posto, con lo slogan ''Non importa quando doniamo, ma quanto amore mettiamo in quello che doniamo''. C'é anche spazio a un messaggio di speranza, ''tranquilli cuccioli vi riporto tutti a casa...'', scrive agli amici a casa parlando dei suoi commilitoni, tra i commenti di un video in cui scorrono le immagini dei soldati statunitensi che riabbracciano le proprie famiglie. E poi rivolto alla moglie, Monica, scrive, ''amore sei la mia vita...''. Come foto del profilo ha scelto l'immagine di Ernesto Che Guevara.

13:48

Pedone era alla prima missione 73 –

Era alla prima missione in Afghanistan il caporalmaggiore Marco Pedone, 23 anni, uno dei quattro alpini morti oggi. Era partito lo scorso 16 agosto. La notizia è stata comunicata alla madre, Assuntina, casalinga, in tarda mattinata da alcuni ufficiali dell'Esercito recatisi nella villetta di famiglia in via Silvio Pellico. La casa è meta di parenti e amici che stazionano dinanzi all'ingresso dell'abitazione dopo che nel piccolo centro del basso Salento si è sparsa la notizia. Al padre, bidello in una scuola di Maglie, la notizia è stata data poco fa.

13:44

Leggere escoriazioni per un sesto militare 72 –

Anche un sesto alpino è rimasto coinvolto nell'imboscata in Afghanistan nella quale sono oggi morti quattro suoi commilitoni ed un altro rimasto ferito: ha riportato solo lievi escoriazioni a una gamba. Si tratta di Michele Miccoli, di 28 anni, nato ad Aradeo e residente a Belluno, sede del settimo Reggimento Alpini. La notizia è stata confermata ai giornalisti dai genitori del militare, rassicurati per telefono dal proprio congiunto. Miccoli ha riferito, in una breve conversazione, di stare bene e che si trovava a bordo di un automezzo che seguiva quello saltato in aria.

13:42

Cei: "Profondo dolore" 71 –

''La tragica scomparsa di quattro giovani militari italiani mentre compivano con dedizione e professionalità il loro quotidiano lavoro a servizio della pace in Afghanistan suscita profondo dolore e ci invita alla preghiera''. Lo afferma la presidenza della Cei in un comunicato.

13:37

Il cordoglio delle Nazioni Unite 70 –

Il Rappresentante speciale dell'Onu in Afghanistan, Staffan de Mistura, ha espresso oggi il suo "profondo dolore" per la morte dei quattro alpini italiani a Farah, aggiungendo che "per questo intendo recarmi personalmente ad Herat al momento della partenza" delle spoglie verso l'Italia. "La comunità internazionale e le Nazioni Unite - ha detto De Mistura - si stringono intorno ai famigliari e ai commilitoni dei militari caduti mentre assistevano un convoglio civile".

13:35

Ferrero: "Subito ritiro" 69 –

"Esprimo il mio cordoglio alle famiglie dei 4 militari uccisi in Afganistan. Parallelamente ribadisco la richiesta al governo di ritirare le truppe dall'Afganistan". Lo dichiara in una nota il segretario nazionale del Prc/Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero.

13:33

Ville sarebbe diventato effettivo a dicembre 68 –

Dopo sette anni di ferma volontaria il primo caporal maggiore degli Alpini, Sebastiano Ville, sarebbe diventato effettivo nel dicembre prossimo. Lo ha reso noto il capitano Ezio Raciti del 62/mo Reggimento Fanteria dell'Esercito di Catania, uscendo dall' abitazione della vittima siciliana.

13:31

Accame: "Non basta cordoglio, serve protezione" 67 –

"La morte di 4 militari e il grave ferimento di un quinto si poteva e si doveva evitare utilizzando per il trasporto i mezzi Freccia che resistono agli scoppi di ordigni 'fatti in casa' mentre purtroppo, come ormai ampiamente dimostrato, i mezzi 'lince' non sono sufficientemente protetti nel fondale". A sostenerlo è Falco Accame, presidente dell'Associazione assistenza vittime nelle forze armate (Anavafaf). Per Accame, "non bastano messaggi di cordoglio, solidarietà e vicinanza e neppure funerali di Stato. Non si tratta di vittime di un destino cinico e baro. Ma - aggiunge - occorre anche ripensare agli scopi della cosiddetta 'missione di pace' che si è trasformata in una operazione di contro guerriglia"

13:29

Mondiali pallavolo, un minuto di silenzio al Palalottomatica 66 –

Anche la pallavolo Mondiale renderà omaggio ai quattro alpini italiani rimasti vittime "di un vile attentato" in Afghanistan. Lo annuncia la Federvolley internazionale in un comunicato. Prima delle due semifinali (Italia-Brasile e Serbia-Cuba) il Palalottomatica commemorerà i militari caduti osservando un minuto di silenzio.

13:23

Galan: "Giono di lutto per tutta Italia" 65 –

"Per tutti gli italiani oggi è un giorno di lutto, un lutto condiviso in ogni senso, mentre per noi veneti la tragedia è ancora più dolorosa sapendo che il VII degli Alpini è di stanza a Belluno". Così il il ministro delle politiche agricole, Giancarlo Galan, ha commentato l'attentato.

13:18

Ecco chi sono le quattro vittime e il ferito 64 –

Erano tutti in forza al 7/o reggimento alpini di stanza a Belluno, inquadrato nella brigata Julia, i 5 militari coinvolti nell'esplosione che ha investito un blindato Lince alle 9.45 locali, nel distretto di Gulistan. Nello scoppio hanno perso la vita il primo caporal maggiore Gianmarco Manca (nato ad Alghero il 24 settembre 1978); il primo caporal maggiore Francesco Vannozzi (nato a Pisa il 27 marzo 1984); il primo caporal maggiore Sebastiano Ville (nato a Lentini, provincia di Siracusa, il 17 settembre 1983) e il caporal maggiore Marco Pedone (nato a Gagliano del Capo, in provincia di Lecce, il 14 aprile 1987). Il militare rimasto ferito è il caporal maggiore scelto Luca Cornacchia (nato a Pescina, in provincia dell'Aquila, il 18 marzo 1979).

13:09

La Russa: "Ordigno ad alto potenziale" 63 –

Il 'lince' italiano, sul quale viaggiavano i quattro militari uccisi, ''era dotato di un dissuasore elettronico che impedisce il controllo degli ordigni via radio. Ciò fa pensare ad un ordigno attivato a pressione, rudimentale, ma ad alto potenziale, visto il buon grado di protezione dei mezzi impiegati dal contingente italiano''. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa,spiegando la dinamica dell'attentato.

13:08

Alpini partiti circa tre mesi fa 62 –

Da quanto si è appreso, circa la metà dei militari del 7/o Reggimento Alpini, composto da 800 persone e comandato dal colonnello Sfarra, si trova in Afghanistan nel distretto di Bakwa. Partiti circa tre mesi fa, la loro missione avrebbe dovuto finire a febbraio 2011.

13:02

Crosetto: "Parlare di ritiro rafforza i talebani 61 –

''Non dobbiamo discutere nei giorni di lutto di rientro dei nostri militari. Perché tutte le volte che si parla di rientro quando succedono cose come quella di stamattina si dà una motivazione in più ai talebani e si rendono più deboli i nostri ragazzi laggiu'''. Lo ha sottolineato il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto.

13:00

La Russa: "Spero germogli seme della concordia" 60 –

Davanti ad avvenimenti come l' attentato in Afghanistan costato la vita a quattro militari italiani, ''il mio appello è che il seme della concordia possa germogliare più facilmente nel ricordo e nell'omaggio di chi ha dato la vita per la Patria e per la pace''.

12:58

Gasparri: "Dolore, ma bisogna andare avanti" 59 –

''Occorre compostezza e serietà. Dopo il cordoglio ci vuole una riflessione, ma bisogna proseguire in una missione che la comunità internazionale non può sospendere, sarebbe la vittoria del terrorismo che non minaccia solo l'Afghanistan ma la sicurezza di tutta la comunità internazionale''. Lo ha dichiarato a Saint-Vincent - a margine del convegno 'La Dc nel Pdl' - il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.

12:55

Il militare siciliano non voleva partire 58 –

Sebastiano Ville, uno delle quattro vittime dell'attentato vicino a Farah ''questa volta non voleva partire per la missione in Afghanistan''. Lo hanno detto i familiari dell'alpino al sindaco di Francofonte, Giuseppe Castania. ''Ho trovato la famiglia fortemente provata dal dolore e dalla rabbia - ha detto il sindaco uscendo da casa Ville - la madre ieri sera lo aveva sentito al telefono e lo aveva trovato tranquillo. I familiari mi hanno detto che era alla sua terza missione in Afghanistan, che e' partito nello scorso agosto, ma anche che non ci voleva andare''.

12:51

Militare ferito ha telefonato alla moglie 57 –

Il militare ferito, il caporal maggiore scelto Luca Cornacchia, ha telefonato personalmente alla moglie per aggiornarla sulle proprie condizioni. Lo riferiscono al comando del contingente italiano ad Herat. Attualmente si trova ricoverato presso l'ospedale da campo statunitense di Delaram: è cosciente e ha riportato ferite a un piede e traumi da esplosione

12:47

Bersani: "Si può morire per democrazia, ma bisogna avere risultati" 56 –

''Si può anche morire per la democrazia, per la lotta al terrorismo, per la dignità e per i valori di civiltà, ma bisogna essere sicuri di arrivare a un risultato. Quello dell'efficacia dell'azione in Afghanistan è il problema, adesso'', ha detto il leader del Pd, Pierluigi Bersani, che ha detto che "La politica deve prendersi più responsabilità rispetto alla presenza militare".

12:46

La Russa: "Forse salme in Italia entro 48 ore" 55 –

Le salme dei quattro alpini ''potrebbero arrivare in Italia nelle prossime 48 ore''. È quanto ha affermato stamani a Milano il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Tre delle 4 vittime, ha aggiunto, avevano già preso parte in passato a missioni all'estero.

12:44

È di Pisa il quarto militare ucciso 54 –

È Francesco Vannozzi, 26 anni, nato a Pisa e anch'egli caporalmaggiore di stanza al VII Reggimento a Belluno, il quarto alpino rimasto ucciso in Afghanistan. Lo ha comunicato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, in una conferenza stampa a Milano

12:43

Quirinale, concerto in piazza annullato in segno di lutto 53 –

In segno di cordoglio per la morte dei quattro militari italiani, il preannunciato concerto bandistico in piazza in occasione del cambio della Guardia d'Onore al Palazzo del Quirinale di domenica 10 ottobre, è stato annullato. Lo rende noto il Quirinale in un comunicato.

12:42

Belluno, lutto cittadino il giorno dei funerali 52 –

Lutto cittadino a Belluno per il giorno dei funerali dei 4 alpini di stanza in città. Lo ha proclamato il sindaco Antonio Prade,

12:39

Sindaco di Francofonte: "Città piange il nostro ragazzo" 51 –

''In questo momento di dolore il silenzio è sovrano. Una intera città piange questo ragazzo''. Lo ha detto il sindaco di Francofonte Giuseppe Castania, che stamattina si è recato a casa della famiglia Ville. ''Ho appreso le prime informazioni circa il possibile coinvolgimento di un giovane di Francofonte nell'agguato - spiega il sindaco - questa mattina intorno alle 9,30 da una telefonata riservata delle forze dell'ordine. Poi, quando abbiamo avuto la dolorosa conferma, mi sono subito recato dai familiari per portare la testimonianza mia personale e della nostra intera comunità che si sente colpita''.

12:37

Condoglianze dal segretario generale Nato 50 –

Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, esprime all'Italia il suo cordoglio per i quattro militari italiani morti. Lo ha reso noto un portavoce dell'Alleanza Atlantica a Bruxelles.Nelle prossime ore Rasmussen prenderà contatto con il rappresentante permanente dell'Italia presso la Nato, ambasciatore Stefano Stefanini, per esprimere personalmente le sue condoglianze ai famigliari delle vittime.

12:29

Madre e sorella di Manca informate in mattinata della morte del caporal maggiore 49 –

Era orfano di padre il caporal maggiore Gianmario Manca, 32 anni, l'alpino di Alghero rmorto in Afghanistan. Era effettivo al settimo Reggimento Alpini di Belluno. Manca lascia la madre, Pierina Cuccuru, e una sorella, Antonella, che vivono ad Alghero e sono state informate stamane dal comando di appartenenza del caporal maggiore. Per le indagini la procura militare di Roma ha delegato per le indagini i carabinieri del Ros della capitale. Non è stata ancora comunicata la data di rimpatrio della salma.

12:28

È della provincia dell'Aquila il militare ferito 48 –

Il militare ferito nell'attentato si chiama Luca Cornacchia, 31 anni, originario di Pescina (L'Aquila). Lo si apprende da fonti militari, secondo cui il ferito non è Michele Miccoli, originario del Salento, come si era appreso in un primo momento. Anche lui, al pari dei suoi quattro commilitoni caduti, è in servizio al 7/o reggimento alpini di Belluno.

12:19

La Russa: "Chiedere ora il ritiro è sciacallaggio" 47 –

Non nega il diritto alla critica, ma in situazioni come l'attentato costato la vita in Afghanistan a quattro alpini, chiedere il ritiro del contingente italiano appare al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, una sorta di ''sciacallaggio''. ''La critica - ha osservato a margine di una conferenza stampa - è legittima ma è importante che sia fondata e non sia pretestuosa e strumentale. Quando sento parlare di ritiro in occasione di un evento luttuoso - ha concluso - più che una critica mi viene in mente lo sciacallaggio''

12:16

Sindaco di Belluno: "Incredibile dolore" 46 –

''Viviamo un'atmosfera di incredibile dolore, costernazione ma anche fiducia''. È la prima reazione del sindaco di Belluno, Antonio Prade, al dolore che ha colpito la comunita' bellunese, città dove è di stanza il 7/o Reggimento Alpini di cui facevano parte i quattro militari uccisi in Afghanistan. Prade rileva che le vittime sono originarie delle province di Lecce, Siracusa, Pisa e di una cittadina della Sardegna. ''Ora il problema - prosegue il sindaco - è riuscire a creare un luogo di colloquio con i familiari, che non risiedono a Belluno e che avranno bisogno di tutto il conforto psicologico e di solidarietà del Paese''. Il sindaco ha già annunciato che proclamerà il lutto cittadino.

12:14

La Russa: "Bisogna proseguire con l'addestramento degli afghani" 45 –

Alla luce dell'attacco che oggi è costato la vita a quattro militari italiani ''è necessario che l'addestramento delle forze afghane proceda'' in modo che ''alla scadenza prevista per il 2011'' i militari italiani possano rientrare dalla missione in Afghanistan: ''questo è il nostro auspicio e la nostra volonta'''. Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

12:12

Prestigiacomo: "Un dolore che va dal Nord alla Sicilia" 44 –

''È dolore - afferma il ministro per l'Ambiente, Stefania Prestigiacomo - che unisce tutto il paese, un lutto che va dal Nord alla Sicilia, a Francofonte, in provincia di Siracusa da cui veniva una delle vittime, ai cui congiunti, da conterranea, va un mio pensiero particolare e commosso''.

12:11

Il cordoglio di Maroni 43 –

Grande dolore per la perdita dei quattro soldati italiani ha espresso il ministro dell'Interno, Roberto Maroni

12:09

Un nimuto di silenzio sui campi di calcio 42 –

Su invito del presidente del Coni Petrucci, il presidente della Figc Abete ha disposto per questo weekend un minuto di silenzio su tutti i campi di calcio in memoria dei militari italiani caduti questa mattinacin Afghanistan.

12:08

Ha 28 anni il militare ferito 41 –

Il ferito nell'imboscata tesa oggi agli alpini in Afghanistan è Michele Miccoli, di 28 anni, nato ad Aradeo (Lecce) e residente a Belluno. Nel comune salentino vivono i familiari, in via Fontana.

12:06

Sindacati in piazza a Roma: suona il silenzio per le vittime 40 –

Anche la Cisl e la Uil riunite a Piazza del Popolo a Roma per la manifestazione nazionale 'Meno fisco per il lavoro più lavoro per l'Italia' hanno ricordato le vittime italiane in Afghanistan. Dal palco è stato suonato con una tromba il Silenzio, le cui note sono state ascoltate da una piazza improvvisamente ammutolita. Un lungo applauso ha salutato le ultime note di tromba, subito seguite all'Inno di Mameli.

12:02

Due delle vittime sono i caporali maggiori Manca e Pedone 39 –

Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, in una conferenza stampa a Milano, ha comunicato i primi due nomi dei quattro soldati italiani caduti oggi in Afghanistan. Si tratta del caporal maggiore Gianmarco Manca, di Alghero nato il 24 settembre 1978 e del caporale maggiore Marco Pedone, originario della provincia di Lecce e nato il 14 aprile 1987. Entrambi i militari erano effettivi presso il VII Reggimento Alpini di Belluno ed entrambi, ha aggiunto il ministro, risultano celibi.

12:00

La Russa: "Convoglio già preso di mira ieri" 38 –

Il convoglio di mezzi civili e militari attaccati oggi dai terroristi afghani, che ha provocato la morte di quattro soldati italiani, era già stato al centro ieri di un attacco. Lo ha rilevato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa che nel corso di una conferenza stampa ha anche reso noto le generalità di due dei militari uccisi.

11:59

Militare ferito non è in pericolo di vita 37 –

"Non è in pericolo di vita" il militare italiano ferito nell'attentato di oggi in Afghanistan. Lo afferma il maggiore Mario Renna, portavoce del comando del contingente italiano ad Herat. Il militare, che presenta ferite agli arti inferiori, è ricoverato nell'ospedale militare da campo di Delaram: "è cosciente ed ha risposto agli stimoli", aggiunge Renna.

11:57

F1, Ferrari correrà con il lutto 36 –

La Ferrari domani porterà il lutto al braccio per la morte dei 4 militari italiani rimasti uccisi in Afghanistan. Le monoposto del Cavallino, che prenderanno parte al Gp del Giappone, avranno un analogo segno sulla carrozzeria. ''La notizia dell'imboscata di cui è rimasta vittima un'autocolonna di alpini impegnati in Afghanistan, e che ha provocato la morte di quattro soldati e il ferimento di un quinto, è stata accolta con profonda tristezza anche nel box della Scuderia Ferrari a Suzuka'', si legge sul sito della squadra. ''La morte di quattro nostri connazionali impegnati in una missione di pace ci addolora molto -dice il team principal Stefano Domenicali-. Con lo spirito siamo vicini alle loro famiglie e vogliamo onorare la loro memoria''.

11:52

Cesa (Udc): "Afghanistan torni al centro di agenda politica" 35 –

Il segretario nazionale dell'Udc, Lorenzo Cesa, esprime dolore per la perdita dei militari e chiede che la questione Afghanistan venga riportata al centro dell'agenda politica: ''La nostra in Afghanistan è una missione importante e rischiosa, della quale purtroppo ci si ricorda solo quando accadono episodi come questi: è arrivato il momento di tornare ad occuparsene, rimettendola al centro dell'agenda politica, perché chi opera in quelle zone non può e non deve sentirsi lontano dal Paese che rappresenta. Chiediamo al governo -ha detto - di portare quanto prima all'attenzione del Parlamento un'informativa che chiarisca l'esatta dinamica dell'accaduto''.

11:51

Fava: "Strage annunciata" 34 –

"Quella di Farah è una strage annunciata. Abbiamo immaginato di portare in Afghanistan la pace e abbiamo ricevuto la guerra. Il ritiro dei nostri soldati oggi non è un atto di viltà, ma una necessità e una scelta urgente di buon senso". Lo afferma Claudio Fava, coordinatore della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà.

11:49

Più di 3.500 i militari in Afghanistan 33 –

Sono oltre 3.500 i militari italiani impegnati in Afghanistan nella missione della Nato Isaf. Diventeranno 4.000 entro la fine dell'anno. Il governo ha, infatti, aderito alla richiesta della Nato di incrementare il contingente ed ha disposto l'invio di mille uomini in più nel corso del 2010. Nel 2011, secondo quanto annunciato, dovrebbe iniziare la fase di rientro.

11:47

Alfano: "Cordoglio per militari che hanno creduto nella libertà" 32 –

Alfano ha espresso ''un grande cordoglio per questi quattro ragazzi che hanno creduto nella libertà e hanno combattuto sotto la bandiera italiana e una grandissima vicinanza alle loro famiglie''.

11:46

Un militare morto e quello ferito sono salentini 31 –

Sono della provincia di Lecce uno dei quattro alpini morti e il ferito dell'imboscata compiuta stamani in Afghanistan. Lo si è appreso nel capoluogo salentino.

11:45

Un minuto di raccoglimento a convegno Dc 30 –

Si è aperto con un minuto di raccoglimento per i quattro militari italiani uccisi in Afghanistan il secondo giorno dei lavori del convegno della Dc nel PdL a Saint Vincent. "L'intervento scritto del premier sul PdL e sul governo inviato per il convegno di Gianfranco Rotondi verrà diffuso domani per rispetto ai caduti in Afghanistan, come ha chiesto lo stesso Berlusconi".

11:39

Fini: "Ribadire il nostro impegno per la pace in Afghanistan" 29 –

''Credo che la risposta migliore consista nel ribadire l'impegno ad agire nella comunità internazionale perché il sacrificio dei nostri soldati non sia vano e il martoriato popolo afghano possa avere un giorno una prospettiva di pace e serenita'''. Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha espresso ''il suo cordoglio personale e quello della Camera dei deputati'' per i quattro soldati italiani morti. "È un nuovo grave lutto - ha detto - che colpisce innanzitutto le famiglie di quei soldati, le nostre Forze Armate, in particolar modo il corpo degli Alpini, qui più cari che altrove, e tutti gli italiani. A fronte di tragedie che purtroppo si ripetono - ha continuato - nella coscienza di ognuno dev'essere presente la domanda di cosa fare per onorare la memoria dei caduti e la risposta migliore - ha concluso -consiste nel ribadire l'impegno di agire nella comunità internazionale''.

11:37

Finocchiaro: "Governo si impegni per stabilizzazione" 28 –

"Un altro lutto e un altro grande dolore che ci rattrista molto. Chiediamo al governo di impegnarsi in maniera più forte perchè la nostra presenza in Afghanistan per garantire la pace acceleri sempre di più quel processo di stabilizzazione politica così necessario in quella regione". Lo afferma Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd.

11:31

Mantovano: "Italiani sempre più bersaglio" 27 –

''Il nostro - ha detto il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano - è un lavoro non solo di conoscenza del territorio e di contrasto all'aggressione terroristica, ma è anche un lavoro di sostegno e di aiuto alla popolazione. Forse questa è una delle ragioni per cui vengono presi ad esempio dagli altri militari ma anche per cui cominciano ad essere bersaglio sempre piu' frequente dei terroristi. Questo - ha continuato - è un motivo in piu' per proseguire questo lavoro fino a quando la ricostruzione della pace non avranno basi più stabili in un paese nel quale siamo in missione da più di dieci anni''

11:23

L'Italia rafforza sicurezza con mezzi 'freccia' 26 –

L'accresciuta potenza esplosiva degli ordigni usati dai talebani in Afghanistan ha reso da tempo la sicurezza dei soldati italiani una priorità del governo, tanto da inviare, lo scorso luglio, i primi 17 esemplari del Veicolo blindato medio (VBM) 'Freccia', ritenuto più sicuro del Veicolo blindato multiruolo Lince

11:21

Ronchi: "La politica si unisca nel dolore" 25 –

Il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, esprime il "più sentito e profondo cordoglio". "Questo - osserva - è il momento del dolore, del rispetto, del silenzio, della dignità. Il Paese, oggi più che mai, si stringe attorno ai nostri soldati, impegnati a portare la pace e la democrazia in quelle terre martoriate. In questo momento siamo vicini alla sofferenza delle famiglie".

11:18

Verdi: "Afghanistan è diventato Vietnam italiano" 24 –

''Ormai l'Afghanistan è diventato il Vietnam italiano''. Lo afferma il Presidente nazionale dei Verdi per la Costituente ecologista Angelo Bonelli che aggiunge: ''Il primo pensiero in questo momento va alle famiglie dei militari italiani uccisi a Farah a cui esprimiamo il più profondo dolore e forte vicinanza insieme alla speranza che il connazionale ferito possa presto ristabilirsi''.

11:13

Madre del siciliano ucciso: "L'ho sentito ieri sera" 23 –

''Nessuno mi ha ancora avvertito. Ho chiamato la caserma di Belluno, ma dicono che ancora i morti non sono stati identificati. Avevo sentito mio figlio ieri sera''. Sono state queste le prime parole della madre di Sebastiano Ville, l'alpino di Francofonte (Siracusa), caduto assieme ad altri tre commilitoni in un attentato in Afghanistan. Il padre di Ville non è stato in grado di parlare.

11:11

Italiani uccisi mentre arriva brigata Julia 22 –

L'attacco che ha ucciso i quattro militari italiani a Farah avviene mentre è in corso l'avvicendamento tra la brigata Taurinense - che lascia l'Afghanistan dopo sei mesi - e la Julia. Il cambio di comando ufficiale tra le due brigate alpine - il cosiddetto Toa, 'Transfer of authority') - è in programma tra una decina di giorni. Le settimane dell'avvicendamento tra le brigate sono tradizionalmente molto delicate perché i nuovi arrivati devono prendere confidenza con il teatro delle operazioni

11:09

Fassino: presenza italiana è essenziale 21 –

La presenza del contingente italiano in Afghanistan è "ancora necessaria", anzi "essenziale", ha detto Piero Fassino, responsabile esteri del Pd. Salgono così a 34, ha ricordato Fassino nel suo intervento all'assemblea nazionale del Pd, i militari italiani caduti in Afghanistan ma "bisogna stare lì finché l'Afghanistan non sarà un paese stabile", perché "è necessario accelerare una transizione politica"

11:07

Pd, un minuto di silenzio ad assemblea nazionale 20 –

Un minuto di silenzio in omaggio ai militari italiani caduti: così si è aperta la giornata conclusiva dell'assemblea nazionale del Pd. I dirigenti e militanti democratici riuniti a Busto Arsizio hanno osservato un minuto di silenzio prima dell'avvio dei lavori

11:05

Procura di Roma apre fascicolo 19 –

La procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla morte dei militari italiani. Gli accertamenti sono stati delegati dal capo del pool antiterrorismo Pietro Saviotti ai sostituti Giancarlo Amato e Francesco Scavo che procedono per attentato con finalità di terrorismo. I carabinieri del Ros sono stati incaricati di fare fare una relazione sulla dinamica dell'agguato nel quale sono morti quattro alpini

11:03

D'Alema, cordoglio e vicinanza ai familiari 18 –

Il presidente del Copasir, Massimo D'Alema, anche a nome del comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, "appresa la notizia dell'attentato ha inviato un messaggio di cordoglio al capo di Stato maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini, pregandolo di esprimere la propria vicinanza ai familiari dei nostri caduti e profonda solidarietà alle Forze Armate impegnate in quell'area"

10:56

Il cordoglio di La Russa 17 –

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, appresa la notizia del tragico attentato in Afghanistan, ha espresso profondo dolore per i 4 militari deceduti. Il ministro è tenuto costantemente informato sull'evolversi della situazione da parte del Capo di Stato Maggiore della Difesa.

10:52

Di Pietro: "Governo ci ritiri da guerra" 16 –

Il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, esprime il cordoglio per la perdita dei quattro militari e chiede al governo l'immediato ritiro dal conflitto: " Oggi è il giorno del lutto, e dovremmo stare in silenzio - ha detto Di Pietro -, ma sono stati troppi i silenzi su questa guerra. Adesso basta. Il governo si assuma le sue responsabilità e richiami immediatamente il nostro contingente".

10:48

Calderoli (Lega): "Terrorismo resta una minaccia" 15 –

Grande dolore e sconcerto per le perdita dei militari in Afghanistan esrime il ministro leghista Roberto Caldeorli che aggiunge: "la minaccia, quella terroristica, purtroppo, pensando anche ai recenti allarmi lanciati dagli americani su possibili obiettivi terroristici in Europa, rimane ancora attuale anche in questi giorni".

10:46

È siciliano uno dei militari uccisi 14 –

Uno dei quattro militari italiani uccisi oggi in Afghanistan è un siciliano. Secondo quanto si apprende, si chiamava Sebastiano Ville, ed era originario di Francofonte (Siracusa)

10:43

Cicchitto (Pdl): "Profondo cordoglio" 13 –

Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, esprime "alle famiglie e alle forze militari profondo cordoglio". "L'esplosione e gli spari a tiro teso che ne sono seguiti - sottolinea - sono opera del terrorismo fondamentalista che vuole impedire lo sviluppo e la pace in quel territorio. Ai nostri militari impegnati in missione va il plauso sincero e convinto per come operano a servizio della pace nel mondo".

10:40

Angeletti (Uil): "Situazione grave, ma non si può fuggire" 12 –

Di situazione grave in Afghanistan parla Luigi Angeletti, segretario nazionale della Uil che, però, dichiara:" Credo che sia una vicenda dalla quale non possiamo fuggire perché le conseguenze sarebbero molto più gravi". "La nostra presenza lì - ha aggiunto Angeletti - non è solo per lealtà ma perché stiamo difendendo la nostra libertà e il fatto che il terrorismo possa essere sconfitto".

10:37

La 'lince' non ha resistito all'esplosione 11 –

Il blindato 'lince' non ha resistito alla carica dell'ordigno esplosivo piazzato dai miliziani talebani.Eppure, ha detto il generale Massimo Fogari, sono stati "numerosissimi gli attacchi subiti dai mezzi lince" in dotazione ai militari italiani impegnati in Afghanistan, ma "di norma il personale si è sempre salvato, invece questa volta abbiamo subito perdite".

10:33

Frattini: "Prezzo alto, ma missione fondamentale" 10 –

''L'attentato contro i militari italiani è un altro esempio dell' altissimo costo umano che siamo costretti a pagare per una missione fondamentale per la nostra sicurezza nazionale. I terroristi che minacciano l'Europa vengono purtroppo da quelle aree di crisi e instabilità come l'Afghanistan ed è nostro dovere respingerli per non dare loro la possibilità di avvicinarsi alle nostre case e alle nostre famiglie'', ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha sottolineato l'impegno affinché "a partire dal prossimo Vertice della NATO a Lisbona, a novembre, si possa definire la nuova fase di transizione della strategia internazionale in Afghanistan e venga accelerata, provincia per provincia, l'assunzione delle responsabilità di sicurezza e controllo del territorio da parte dalle forze afgane alla cui formazione l'Italia ha dato un contributo eccezionale ed unanimente riconosciuto e di cui siamo fieri".

10:25

Gli alpini coinvolti in attentato dovevano rientrare presto in Italia 9 –

Sono tutti alpini i quattro militari italiani uccisi oggi in Afghanistan. Il reparto dei cinque, secondo quanto si è appreso, si trovava già da mesi in Afghanistan ed è prossimo al rientro in Italia.

10:23

Fini, un minuto di silenzio 8 –

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha osservato un minuto di silenzio in memoria dei quattro militari morti in Afghanistan, in apertura dell'incontro con il consiglio regionale della Valle d'Aosta.

10:21

Dal 2004 sono 34 gli italiani morti in Afghanistan 7 –

Con la morte oggi di quattro militari Italiani sale a 34 il numero degli italiani morti in Afghanistan, dall'inizio della missione nel 2004

10:18

Schifani: "L'Italia onora i suoi militari" 6 –

"L'Italia onora il sacrificio di questi nostri soldati coraggiosi - afferma il presidente del Senato, Renato Schifani, - l'ennesimo pesante tributo di sangue che il nostro Paese paga in quelle terre lontane in una missione che difende la democrazia e la pace nel mondo".

10:12

Berlusconi: "Siamo grati a tutti i soldati italiani" 5 –

"Ho appreso con dolore la notizia del tragico agguato ai nostri ragazzi impegnati a riportare la pace in Afghanistan. Siamo vicini alle loro famiglie come lo sono, ne sono sicuro, tutti gli italiani. Attendo con trepidazione notizie sull'altro nostro militare ferito. Siamo grati a tutti i soldati italiani che, nelle diverse missioni in tante parti del mondo, consentono al nostro paese di mantenere i suoi impegni internazionali a favore della pace e contro ogni forma di terrorismo". Lo afferma in una nota il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

10:10

Belisario (Idv): "Dolore, affetto e rabbia" 4 –

"Viviamo con grande dolore questo ultimo lutto che ha colpito le nostre Forze Armate ed esprimiamo affetto e solidarietà alle famiglie de giovani militari che danno onore alla nostra Italia". Lo afferma il presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario, sostenendo però che "in questi particolari momenti, senza alcuna ipocrisia, esprimo tutta la mia rabbia per le giovani vite spezzate dalla mancanza di iniziativa internazionale del nostro Governo che, nonostante le richieste e le pressioni dell'IdV, non si è attivato per prevedere una strategia d'uscita da quegli scenari che sono di guerra. Al ministro degli Esteri e a quello della Difesa voglio rivolgere solo una domanda: chi e cosa difendiamo in Afghanistan se nel Paese sono in corso trattative tra governo e talebani?"

10:01

Bersani: "Governo rifletta su strategia insieme agli alleati" 3 –

Cordoglio arriva anche da Pierluigi Bersani, che ha sollecitato una riflessione fra gli alleati sulla strategia dell'impegno militare comune. ''È ora che l'Italia chieda una vera puntualizzazione della strategia'', ha spiegato il segretario del Pd arrivando all'assemblea nazionale a Busto Arsizio. ''Bisogna vedere quali sono le prospettive reali in una situazione del genere'', ha spiegato, ''una situazione sul campo molto difficile, e dalle prospettive incerte''. Bersani ha sottolineato la necessità che gli alleati lavorino insieme ''essendo chiaro che non si può agire fuori dal contesto delle alleanze, bisogna riflettere assieme su cosa voglia dire questa famosa nuova fase''. Bersani ha poi espresso a nome suo e del partito ''il cordoglio per le vittime e la solidarietà alle famiglie dei caduti''

10:00

Lo sport si ferma per un minuto 2 –

Il presidente del Coni, Giovanni Petrucci, ha invitato le Federazioni Sportive Nazionali, le discipline sportive associate e gli enti di promozione sportiva a far osservare un minuto di silenzio in occasione di tutte le manifestazioni sportive che si disputeranno oggi e domani in Italia, in memoria dei militari caduti in Afghanistan.

09:57

Il cordoglio di Napolitano 1 –

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, "appresa con profonda commozione la notizia del gravissimo attentato in cui hanno perso la vita quattro militari italiani impegnati nella missione internazionale per la pace e la stabilità in Afghanistan - rendendosi interprete del profondo cordoglio del Paese - esprime i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari dei caduti". Lo rende noto il Quirinale in un comunicato.

(09 ottobre 2010)

 

 

 

 

AFGHANISTAN

Attentato Farah, il dolore delle famiglie

Il più giovane, 23 anni, era alla prima missione

Erano tutti del VII Reggimento alpini i quattro soldati morti nell'attentato. I familiari avvisati da ufficiali dell'esercito. Uno dei due feriti su Facebook: "Mi sono rotto di stare qui"

Attentato Farah, il dolore delle famiglie Il più giovane, 23 anni, era alla prima missione I quattro militari uccisi oggi in Afghanistan

* Afghanistan, i volti dei militari uccisi

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* Dall'inizio della missione nel 2004 sono morti 34 militari italiani

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* Strage di militari italiani a Farah uccisi quattro alpini, altri due feriti

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Strage di militari italiani a Farah uccisi quattro alpini, altri due feriti

ROMA - Erano tutti in forza al VII Reggimento alpini di stanza a Belluno, inquadrato nella brigata Julia, i militari travolti dall'esplosione 1 che, in Afghanistan, ha investito un blindato Lince nel distretto di Gulistan. Nell'attacco hanno perso la vita il primo caporal maggiore Gianmarco Manca, 32 anni, di Alghero, il primo caporal maggiore Francesco Vannozzi, 26 anni, di Pisa, il primo caporal maggiore Sebastiano Ville, 27 anni, di Lentini in provincia di Siracusa e il caporal maggiore Marco Pedone, 23 anni, di Gagliano del Capo in provincia di Lecce. Il militare rimasto ferito è il caporal maggiore scelto Luca Cornacchia, 38 anni, di Pescina in provincia dell'Aquila: ha riportato ferite a un piede e traumi da esplosione ma non è in pericolo di vita. Lievi escoriazioni anche per un sesto alpino, Michele Miccoli, 28 anni, residente a Belluno, che in una breve conversazione telefonica ha riferito di stare bene; al momento dell'esplosione si trovava a bordo di un automezzo che seguiva quello saltato in aria.

Il dolore della famiglia Vannozzi. È chiusa nel dolore la famiglia del caporalmaggiore Francesco Vannozzi che vive in una villetta a San Giovanni alla Vela, una frazione di Vico Pisano (Pisa). In casa, assieme alla mamma Lia, ci sono alcuni militari che le sono vicini in questo momento. Il padre Nilo, appresa la notizia, è stato visto andare via a bordo di un auto dell'esercito. "Francesco era un ragazzo straordinario - ha detto un parente giunto all'abitazione dei Vannozzi - e ho saputo della sua partenza quindici giorni fa; credo fosse alla sua prima esperienza in territorio di guerra". Francesco Vannozzi aveva sul suo profilo di Facebook la foto con la divisa militare. E in tutti i suoi ultimi post si lamentava della sabbia del deserto: "Ho le recchie piene di sabbia", "pensa sabbia", "oggi a pranzo... sabbia". Tre le citazioni preferite che aveva inserito nella bacheca: "Si vis pacem, para bellum"; "non so con quali armi combatteremo la Terza guerra mondiale, ma nella Quarta useremo sassi e bastoni"; "Io non credo nel paradiso, credo nel dolore, credo nella paura, credo nella morte".

Ad Alghero la madre di Gianmario Manca. Era orfano di padre Gianmarco Manca, 32 anni; la madre Pierina Cuccuru e la sorella Antonella vivono ad Alghero. La famiglia del giovane è stata informata dallo stesso Comando degli alpini. I parenti non conoscono ancora la data del rimpatrio della salma. Gianmarco Manca,

sul suo profilo di Facebook il 15 agosto scriveva: "Inizia una nuova avventura. Ciao Italia ci si vede presto". E come motto sul suo profilo aveva scelto "E' meglio morire in piedi ke vivere una vita strisciando".

Pedone, per lui era la prima missione. Era partito lo scorso 16 agosto per la sua prima missione in Afghanistan il caporalmaggiore Marco Pedone, il più giovane dei quattro. La notizia è stata comunicata in tarda mattinata alla madre Assuntina da alcuni ufficiali dell'esercito che l'hanno raggiunta nella villetta di famiglia a Patù (Lecce). La casa è meta di parenti e amici che stazionano all'ingresso dell'abitazione. Al padre, bidello in una scuola di Maglie, la notizia è stata data poco fa. Il sindaco di Patù ha annunciato la proclamazione del lutto cittadino per la giornata dei funerali.

Un medico assiste la famiglia Ville a Siracusa. "Le condizioni dei familiari di Sebastiano Ville sono drammatiche dal punto di vista psicologico, hanno avuto bisogno di assumere dei sedativi", ha detto la guardia medica di Francofonte, Sebastiano Amato, uscendo dall'abitazione della vittima siciliana dell'attentato. "Oltre al dolore - ha aggiunto - c'è anche la rabbia di avere appreso la notizia da alcuni giornalisti e questo li ha sconvolti ancora di più". Dopo sette anni di ferma volontaria il primo caporal maggiore degli Alpini, Sebastiano Ville, sarebbe diventato effettivo nel dicembre prossimo, ha detto il capitano Ezio Raciti del 62esimo reggimento fanteria dell'esercito di Catania, dopo aver fatto visita alla famiglia Ville. "I familiari sono molto scossi - ha aggiunto l'ufficiale - hanno reagito con profondo dolore. Se hanno appreso tutto dalla stampa? Non lo sappiamo, noi ci siamo mossi in tempo reale e alle 10.30 eravamo sul posto". Il capitano Raciti ha confermato che Ville "era stato già in teatri di questo genere, era un militare esperto che aveva dato il suo contributo in altre attività operative in zone di alta intensità".

Uno dei feriti su Facebook: "Mi sono rotto di stare qui". "Mi sono rotto di stare qui in Aghanistan, non si capisce nulla": questo l'ultimo messaggio, datato 3 ottobre, scritto su Facebook da Luca Cornacchia, il militare abruzzese ferito nell'attentato. Una pagina in cui, attraverso articoli foto e canzoni, Cornacchia - che ha scelto l'immagine di Che Guevara come foto del profilo - racconta le giornate in Afghanistan. Tra un video di Carmen Consoli e una canzone di Vasco Rossi, spicca la foto di un soldato che dà la mano a un bambino del posto, con lo slogan "non importa quando doniamo ma quanto amore mettiamo in quello che doniamo". C'è anche spazio a un messaggio di speranza, "Tranquilli cuccioli vi riporto tutti a casa...", scrive agli amici parlando dei suoi commilitoni, tra i commenti di un video in cui scorrono le immagini dei soldati statunitensi che riabbracciano le proprie famiglie. E poi rivolto alla moglie, Monica, scrive "Amore sei la mia vita". Cornacchia era partito il 2 settembre per l'Afghanistan, era alla sua ottava missione. Le precedenti esperienze erano state tre volte in Afghanistan e quattro in Kosovo. In agosto era tornato a Lecce dei Marsi per un periodo di ferie. Il 2 settembre era ripartito. Luca è sposato e padre di un bambino di un anno. La moglie lavora a Roma. Il padre, Domenico, ha commentato l'attentato rivolgendo un pensiero ai quattro caduti e ringraziando per la sorte del figlio che, benché ferito, potrà riabbracciare i familiari.

(09 ottobre 2010)

 

 

 

AFGHANISTAN

Berlusconi: "Lavoriamo per la pace"

Bersani: "Ma con quali risultati?"

Il cordoglio di Napolitano e del generale Petraeus. Ma l'attentato contro soldati italiani riapre il dibattito sulla missione. La maggioranza: avanti fino al 2011. Frattini: "Riflettere sulla strategia". E anche il leghista Zaia ammette: "L'Afghanistan rischia di trasformarsi per noi in un piccolo Vietnam"

Berlusconi: "Lavoriamo per la pace" Bersani: "Ma con quali risultati?"

ROMA - Unanime il messaggio di cordoglio del mondo politico per i quattro alpini uccisi 1 nell'ennesimo attacco in Afghanistan. Un "profondo cordoglio" espresso dal presidente Giorgio Napolitano a nome di tutti gli italiani. Un messaggio di condoglianze arriva anche dal generale David H. Petraeus, comandante della missione Isaf: "Non dimenticheremo il loro coraggio e altruismo". Ma il nuovo incidente costato la vita ad altri militari riapre il dibattito sulla missione. A cominciare dal Pd, con Pierluigi Bersani che chiede di "riflettere con gli alleati sulla strategia". Uniti alla richiesta, che arriva invece da sinistra radicale e Idv, di un ritiro immediato dal "Vietnam italiano". Parole che il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non esita a bollare come atti di "sciacallaggio". Ribadendo l'impegno per il ritiro entro il 2011. Ma anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, avverte: " L'Afghanistan rischia di trasformarsi per noi in un piccolo Vietnam, ovvero dover contabilizzare quotidianamente la perdita di vite umane"

Per la maggioranza, comunque, in Afghanistan si va avanti: l'attentato contro i militari italiani è "un altro esempio dell'altissimo costo umano che siamo costretti a pagare per una missione fondamentale per la nostra sicurezza nazionale", sostiene il ministro degli Esteri, Franco Frattini, assicurando che l'Italia è impegnata dal prossimo vertice Nato perché "si possa definire la nuova fase di transizione della strategia internazionale in Afghanistan". Dalla Russia, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, esprime il suo "dolore" e la "gratitudine" nei confronti di "tutti i soldati italiani" impegnati nelle missioni di pace per sconfiggere il terrorismo. "Stiamo lavorando per consegnare il controllo della situazione in questo paese alle truppe afgane - ha detto il premier - speriamo non sia lontano il tempo in cui la terra afgana avrà la pace".

"L'Italia onora il sacrificio di questi nostri soldati coraggiosi - sottolinea il presidente del Senato, Renato Schifani - l'ennesimo pesante tributo di sangue che il nostro Paese paga in quelle terre lontane in una missione che difende la democrazia e la pace nel mondo". Da Aosta, fa eco il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ribadendo la necessità per l'Italia di mantenere il proprio impegno a livello internazionale affinché "questi sacrifici non siano vani".

Chiede un ripensamento sulla strategia il Pd: "È ora che l'Italia - dice il segretario Pierluigi Bersani - chieda una vera puntualizzazione della strategia. Bisogna vedere quali sono le prospettive reali in una situazione del genere, una situazione sul campo molto difficile e dalle prospettive incerte". Bersani si interroga sulla cosiddetta "nuova fase": "bisogna riflettere assieme con gli alleati su cosa voglia dire questa famosa nuova fase, essendo chiaro che non si può agire fuori dal contesto delle alleanze". E Piero Fassino ribadisce che il solo uso delle armi non è sufficiente e che in Afghanistan serve una "soluzione politica", ma aggiunge: "Si viene via quando si sa cosa si lascia. La soluzione non può che essere politica e la presenza militare non può che essere funzionale alla soluzione politica".

La missione in Afghanistan è "importante e rischiosa", avverte il segretario Udc, Lorenzo Cesa, che aggiunge: "È arrivato il momento di tornare a occuparsene, rimettendola al centro dell'agenda politica". "Il parlamento - ricorda il leader di Api, Francesco Rutelli - ha confermato poche settimane fa il valore e il dovere della nostra presenza militare in Afghanistan. È una scelta che non può essere messa in discussione che, certo, può essere resa più efficace, ma che non può soggiacere alla intimidazione e alla violenza dei gruppi terroristici e dei nemici della libertà dell'Afghanistan".

Esplicita la richiesta di un ritiro immediato dall'Afghanistan che arriva invece da Idv e Sinistra radicale. Via dal "Vietnam italiano", intimano i Verdi. E Antonio Di Pietro: "Sono stati troppi i silenzi su questa guerra. Adesso basta. Il governo si assuma le sue responsabilità e richiami immediatamente il nostro contingente. La missione che avrebbe dovuto essere di pace ha cambiato i suoi connotati, trasformandosi in missione di guerra. Non ha più senso nè logica rimanere in Afghanistan in queste condizioni". Una posizione condivisa da Sinistra ecologia libertà: il ritiro dei soldati italiani, dice il coordinatore della segreteria Claudio Fava è "una scelta urgente di buon senso" perché "quella di Farah è una strage annunciata".

(09 ottobre 2010)

 

 

 

Berlusconi: "Lavoriamo per la pace"

Bersani: "Ma con quali risultati?"

Il cordoglio di Napolitano e del generale Petraeus. Ma l'attentato contro soldati italiani riapre il dibattito sulla missione. La maggioranza: avanti fino al 2011. Frattini: "Riflettere sulla strategia". E anche il leghista Zaia ammette: "L'Afghanistan rischia di trasformarsi per noi in un piccolo Vietnam"

Berlusconi: "Lavoriamo per la pace" Bersani: "Ma con quali risultati?"

ROMA - Unanime il messaggio di cordoglio del mondo politico per i quattro alpini uccisi 1 nell'ennesimo attacco in Afghanistan. Un "profondo cordoglio" espresso dal presidente Giorgio Napolitano a nome di tutti gli italiani. Un messaggio di condoglianze arriva anche dal generale David H. Petraeus, comandante della missione Isaf: "Non dimenticheremo il loro coraggio e altruismo". Ma il nuovo incidente costato la vita ad altri militari riapre il dibattito sulla missione. A cominciare dal Pd, con Pierluigi Bersani che chiede di "riflettere con gli alleati sulla strategia". Uniti alla richiesta, che arriva invece da sinistra radicale e Idv, di un ritiro immediato dal "Vietnam italiano". Parole che il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non esita a bollare come atti di "sciacallaggio". Ribadendo l'impegno per il ritiro entro il 2011. Ma anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, avverte: " L'Afghanistan rischia di trasformarsi per noi in un piccolo Vietnam, ovvero dover contabilizzare quotidianamente la perdita di vite umane"

Per la maggioranza, comunque, in Afghanistan si va avanti: l'attentato contro i militari italiani è "un altro esempio dell'altissimo costo umano che siamo costretti a pagare per una missione fondamentale per la nostra sicurezza nazionale", sostiene il ministro degli Esteri, Franco Frattini, assicurando che l'Italia è impegnata dal prossimo vertice Nato perché "si possa definire la nuova fase di transizione della strategia internazionale in Afghanistan". Dalla Russia, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, esprime il suo "dolore" e la "gratitudine" nei confronti di "tutti i soldati italiani" impegnati nelle missioni di pace per sconfiggere il terrorismo. "Stiamo lavorando per consegnare il controllo della situazione in questo paese alle truppe afgane - ha detto il premier - speriamo non sia lontano il tempo in cui la terra afgana avrà la pace".

"L'Italia onora il sacrificio di questi nostri soldati coraggiosi - sottolinea il presidente del Senato, Renato Schifani - l'ennesimo pesante tributo di sangue che il nostro Paese paga in quelle terre lontane in una missione che difende la democrazia e la pace nel mondo". Da Aosta, fa eco il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ribadendo la necessità per l'Italia di mantenere il proprio impegno a livello internazionale affinché "questi sacrifici non siano vani".

Chiede un ripensamento sulla strategia il Pd: "È ora che l'Italia - dice il segretario Pierluigi Bersani - chieda una vera puntualizzazione della strategia. Bisogna vedere quali sono le prospettive reali in una situazione del genere, una situazione sul campo molto difficile e dalle prospettive incerte". Bersani si interroga sulla cosiddetta "nuova fase": "bisogna riflettere assieme con gli alleati su cosa voglia dire questa famosa nuova fase, essendo chiaro che non si può agire fuori dal contesto delle alleanze". E Piero Fassino ribadisce che il solo uso delle armi non è sufficiente e che in Afghanistan serve una "soluzione politica", ma aggiunge: "Si viene via quando si sa cosa si lascia. La soluzione non può che essere politica e la presenza militare non può che essere funzionale alla soluzione politica".

La missione in Afghanistan è "importante e rischiosa", avverte il segretario Udc, Lorenzo Cesa, che aggiunge: "È arrivato il momento di tornare a occuparsene, rimettendola al centro dell'agenda politica". "Il parlamento - ricorda il leader di Api, Francesco Rutelli - ha confermato poche settimane fa il valore e il dovere della nostra presenza militare in Afghanistan. È una scelta che non può essere messa in discussione che, certo, può essere resa più efficace, ma che non può soggiacere alla intimidazione e alla violenza dei gruppi terroristici e dei nemici della libertà dell'Afghanistan".

Esplicita la richiesta di un ritiro immediato dall'Afghanistan che arriva invece da Idv e Sinistra radicale. Via dal "Vietnam italiano", intimano i Verdi. E Antonio Di Pietro: "Sono stati troppi i silenzi su questa guerra. Adesso basta. Il governo si assuma le sue responsabilità e richiami immediatamente il nostro contingente. La missione che avrebbe dovuto essere di pace ha cambiato i suoi connotati, trasformandosi in missione di guerra. Non ha più senso nè logica rimanere in Afghanistan in queste condizioni". Una posizione condivisa da Sinistra ecologia libertà: il ritiro dei soldati italiani, dice il coordinatore della segreteria Claudio Fava è "una scelta urgente di buon senso" perché "quella di Farah è una strage annunciata".

(09 ottobre 2010) © Riproduzione riservata

 

 

L'UNITA'

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http://www.unita.it/

2010-10-12

Alpini, un parente attacca La Russa "Ora godetevi lo spettacolo"

A decidere sulla proposta del ministro della Difesa di dotare i nostri aerei di armi di attacco sarà il Parlamento, dove il governo si recherà mercoledì a riferire non solo sull'attentato costato la vita ai quattro alpini, ma anche sugli scenari futuri, compresa l'ipotesi di ritiro anticipato da Herat, preannunciato dallo stesso La Russa. Il passaggio parlamentare è l'unica certezza in una situazione altrimenti segnata dalla confusione di voci.

Oggi il ministro della Difesa ha rilanciato ancora la sua duplice proposta: armare gli aerei italiani di bombe ma prevedere anche una data di ritiro delle nostre truppe dall'Afghanistan occidentale (regione affidata all'Italia), o per lo meno togliere reparti operativi e lasciare solo quelli che addestreranno l'esercito afghano. Non si tratta di decisioni unilaterali, ha detto, ma da prendere con la Nato.

Le parole di La Russa hanno un po' indispettito le opposizioni, non solo sul merito, quanto per la scelta di parlare sui media e non nelle sedi parlamentari. "Se il governo vuole armare gli aerei con le bombe - ha detto il leader Udc Pier Ferdinando Casini - deve formulare una sua proposta in Parlamento, perchè questo significherebbe cambiare le nostre modalità di impiego in Afghanistan. Saremo responsabili come sempre, ma ognuno si assuma le sue responsabilità". E la richiesta di riferire alle Camere, affinché queste decidano, è stata avanzata anche da Piero Fassino, responsabile Esteri Pd.

Quest'ultimo poi, dopo quella che domenica sembrava una apertura, ha chiarito che il Pd è contrario all'uso di armi d'attacco. La precisazione è avvenuta anche alla luce della poca chiarezza, al momento, della proposta di La Russa sugli aerei, visto che gli attacchi in cui sono morti i nostri soldati sono sempre avvenuti non in combattimenti, bensì in attentati dinamitardi contro i convogli in spostamento.

Fassino ha anche preannunciato la contrarietà del Pd al ritiro anticipato dalle zone operative. E su questa linea, in contrasto con La Russa, si è dichiarato anche l'ex titolare della Difesa, Antonio Martino: per lui una maggior sicurezza semmai si ottiene aumentando il numero dei soldati, da 3.500 a 4.500. Dove prenderli? dal Libano, operazione, spiega Martino, decisa dal governo Prodi-D'Alema. Anche per Giuseppe Moles (Pdl), il ritiro sarebbe un "atto scriteriato".

Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha mediato: ha dato ragione a Martino sul ritiro ("sarebbe un gravissimo errore"), ma ha appoggiato Le Russa sugli aerei, nell'ottica di garantire più sicurezza ai soldati italiani. E anche il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni ha detto sì alle bombe sui nostri Amx.

Contrari alle ipotesi di ritiro anche i finiani di Fli, per i quali è sì giusto intensificare gli sforzi per la sicurezza dei soldati sul terreno; ma la "riflessione" sulla proposta La Russa deve comunque avvenire in Parlamento. Chiedono invece un ritiro immediato delle truppe e un no all'uso di armi di attacco, quanti sono sempre stati contrari alla missione, e cioè le forze della sinistra che non siedono in Parlamento, come Sel e Prc-Pdci, nonché Idv che, con Antonio Di Pietro afferma che l'uso di bombe viola la Costituzione.

10 ottobre 2010

 

 

 

Bombe italiane? La Nato favorevole

La possibilità di dotare di bombe gli aerei militari italiani impegnati in Afghanistan per scortare i nostri soldati anima il dibattito politico italiano, mentre in linea teorica arriva il via libera della Nato. La proposta "non è in contraddizione" con la dottrina dell'Alleanza atlantica, ma questa decisione deve comunque essere presa a livello "nazionale", spiega il segretario generale Anders Fogh Rasmussen.

"Trovo abbastanza naturale che i Paesi che contribuiscono con truppe -aggiunge- cerchino modalità e mezzi per proteggere in modo efficace le proprie truppe dispiegate sul campo. Penso sia una decisione di competenza nazionale il come farlo, ovviamente, questo deve avvenire nell'ambito del nostro mandato e rispondere agli obiettivi complessivi della missione. Non vedo quindi nessuna contraddizione tra questo tipo di considerazioni e la strategia che abbiamo messo a punto in Afghanistan".

"Bisogna essere chiari, per sgombrare il campo da strumentalizzazioni politiche che già avverto -afferma il ministro degli Esteri Franco Frattini- in quello scenario militare e territoriale, si pensa alla possibilità di armare meglio i nostri aerei da combattimento. Hanno ora solo mitragliatrici, le bombe potrebbero aumentare l'efficacia della loro azione di scorta ai convogli. Non è meglio poter controllare dall'alto le colonne di viveri, avendo la possibilità di colpire subito i Talebani in caso di aggressioni? Ma mi rendo conto che sia una decisione politica e condivido quello che sostiene il ministro La Russa. Non si tratta di una scelta tecnica, ma politica. C'è bisogno di un ampio e approfondito dibattito parlamentare in cui ognuno deve assumerrsi le sue responsabilità". E il ministro della Difesa Ignazio La Russa aggiunge: "È chiaro che ogni decisione sarà presa solo se ci sarà una larga condivisione".

11 ottobre 2010

 

 

 

2010-10-09

Uccisi quattro militari italiani in Afghanistan

Un'esplosione e, poi, uno scontro a fuoco: è stato un attacco "combinato" quello che oggi, in Afghanistan, ha ucciso quattro alpini del 7/o reggimento di Belluno. Un loro commilitone è rimasto ferito in modo grave, "ma è cosciente e non è in pericolo di vita", assicurano al comando del contingente italiano.

Dal 2004, quando è cominciata la missione Isaf, le vittime italiane salgono così a 34.

L'IMBOSCATA

I fatti si sono verificati alle 9.45 locali, nel distretto di Gulistan, a circa 200 chilometri a est di Farah, al confine con l'Helmand. I militari italiani, a bordo di blindati Lince, stavano svolgendo un servizio di scorta a un convoglio di 70 camion civili che rientravano verso ovest dopo aver trasportato materiali per l'allestimento della base operativa avanzata di Gulistan, denominata "Ice". All'improvviso l'esplosione, violentissima. Un "Ied", vale a dire un ordigno rudimentale di grande potenza, è esploso al passaggio di un blindato, distruggendolo.

STRAGE DI ALPINI: LE VITTIME

Non c'è stato niente da fare per quattro dei cinque alpini a bordo: Sebastiano Ville, di Francofonte (Siracusa), 27 anni; Marco Pedone, 23 anni, della provincia di Lecce, Gianmarco Manca, 32 anni di Alghero (Sassari) e Francesco Vannozzi, 26 anni, di Pisa.

Dopo lo scoppio è seguito un violento scontro a fuoco, al termine del quale i militari italiani, come riferiscono al comando di Herat, hanno "messo in fuga gli aggressori". Il convoglio era già stato attaccato ieri con armi leggere. Era sto colpito un mezzo americano.

UN FERITO ITALIANO

Il ferito - con lesioni di vario tipo alle gambe - è stato immediatamente evacuato con elicotteri di Isaf. Si chiama Luca Cornacchia, 28 anni, di Pescina (L'Aquila): "è cosciente e ha risposto agli stimoli", viene sottolineato. Attualmente si trova ricoverato all'ospedale militare da campo di Delaram ed ha telefonato alla moglie per aggiornarla sulle sue condizioni.

IL CORDOGLIO

Tanti i messaggi dal mondo politico. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, "rendendosi interprete del profondo cordoglio del Paese, esprime i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari dei caduti".

Il premier Silvio Berlusconi si dice vicino "alle loro famiglie come lo sono, ne sono sicuro, tutti gli italiani". Il ministro degli Esteri Franco Frattini auspica che venga accelerata "l'assunzione delle responsabilità di sicurezza e controllo del territorio da parte dalle forze afgane".

Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, chiede che il Governo avvii una fase di riflessione sulla strategia, mentre per il presidente dell'Idv Antonio Di Pietro "non ha più senso nè logica rimanere in Afghanistan in queste condizioni". Il ministro della Difesa Ignazio La Russa replica spiegando che chiedere ora il ritiro "è sciacallaggio".

Sempre ieri una bomba è esplosa in una moschea del nord dell'Afghanistan uccidendo 20 persone, tra cui il governatore della provincia di Kunduz Mohammad Omar e l'imam. L'attentato, che ha ferito una trentina di persona, è avvenuto nel capoluogo della provincia di Takhar, Taluqan, durante la preghiera del venerdì.

Con la strage di oggi arrivano a 12 i militari italiani morti nei primi dieci mesi dell'anno. E il 2010 diventa così l'anno più nero per il contingente nazionale in Afghanistan dall'inizio della missione Isaf, nel 2004. E questo è l'anno peggiore per gli Stati che prendono parte alla missione internazionale Isaf: ammontano a 572, il dato più alto. Finora la missione italiana che ha registrato più vittime è quella in Iraq, con 35, ma quella afghana è ormai arrivata alla tragica quota di 34 morti.

Domani la Ferrari correrà il gran premio con il lutto.

LE SALME

Le salme dei militari caduti in Afghanistan potrebbero rientrare in Italia nelle prossime 48 ore. Lo ha riferito il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

09 ottobre 2010

 

 

Bersani: Afhganistan, riflettere su stragegia

Pierluigi Bersani ha espresso il suo "cordoglio" per i quattro militari morti in Afghanistan e ha sollecitato una riflessione fra gli alleati sulla strategia dell'impegno militare comune. "È ora che l'Italia chieda una vera puntualizzazione della strategia", ha spiegato il segretario del Pd arrivando all'assemblea nazionale a Busto Arsizio. "Bisogna vedere quali sono le prospettive reali in una situazione del genere, una situazione sul campo molto difficile, e dalle prospettive incerte".

Bersani ha sottolineato la necessità che gli alleati lavorino insieme "essendo chiaro che non si può agire fuori dal contesto delle alleanze, bisogna riflettere assieme su cosa voglia dire questa famosa nuova fase". Bersani ha poi espresso a nome suo e del partito "il cordoglio per le vittime e la solidarietà alle famiglie dei caduti"

09 ottobre 2010

 

 

 

527 soldati stranieri uccisi dall'inizio dell'anno

Con i quattro militari italiani uccisi oggi nella provincia di Farah salgono a 572 i soldati stranieri morti in Afghanistan dall'inizio dell'anno secondo il sito icasualties.org. Il 2010 è l'anno più cruento dall'inizio della missione Enduring Freedom nel 2001. Solo ad ottobre si sono registrate già 24 vittime tra i militari stranieri.

Dal 2001 a oggi, secondo lo stesso sito, sono morti 2.142 soldati stranieri.

09 ottobre 2010

 

 

 

I 34 morti italiani in Afghanistan: la cronologia

Con i quattro caduti di oggi, salgono a 34 le vittime italiane in Afghanistan. Ecco una cronologia dei morti e dei feriti italiani sul fronte afghano.

2004

3 ottobre: un mezzo su cui viaggiavano 5 soldati esce di strada uccidendo il caporal maggiore Giovanni Bruno, mentre altri quattro militari restano feriti.

2005

3 febbraio: un velivolo civile in volo da Herat A Kabul, precipitava a 60 chilometri a sud est dalla capitale, in una zona di montagna. Sul volo era presente il capitano di vascello Bruno Vianini effettivo al Comando Interforze Operazioni Forze Speciali, in servizio presso a Herat.

11 ottobre: a causa di un incidente mortale, perde la vita il caporal maggiore capo Michele Sanfilippo.

2006

5 maggio: a seguito dell'esplosione di un ordigno al passaggio di una pattuglia del contingente, perdevano la vita il capitano Manuel Fiorito e il maresciallo capo Luca Polsinelli.

2 luglio: il colonnello Carlo Liguori perdeva la vita a seguito di un malore.

8 settembre: quattro soldati a bordo di un mezzo in servizio di pattuglia restano feriti dall'esplosione di un ordigno posto sul ciglio della strada a Farah.

20 settembre:in un incidente stradale a Kabul, perse la vita il caporal maggiore Giuseppe Orlando.

26 settembre: a seguito dell'esplosione di un ordigno al passaggio di una pattuglia del Contingente, nel distretto di Chahar Asyab, circa 10 chilometri a sud di Kabul, perdeva la vita il caporal maggiore capo scelto Giorgio Langella e successivamente, il caporal maggiore Vincenzo Cardella.

2007

14 maggio: due militari italiani sono feriti leggermente vicino a Herat dalla deflagrazione di un ordigno.

21 agosto: tre militari restano feriti nel corso di un atterraggio di emergenza effettuato a sud-est di Kabul dall'elicottero su cui erano in missione a causa di un guasto tecnico.

24 settembre: ferito l'agente del Sismi Lorenzo D'Auria che morirà il 4 ottobre per le ferite riportate durante la sua liberazione dai talebani.

24 novembre: un kamikaze si fa saltare in aria a Pagman, a 15 chilometri a ovest di Kabul uccidendo il maresciallo capo Daniele Paladini.

2008

13 febbraio: in un scontro a fuoco nella valle di Ezeebin nei pressi di Rudbar a circa 60 chilometri dalla capitale venne ucciso il maresciallo Giovanni Pezzullo.

21 settembre: il caporal maggiore Alessando Caroppo perdeva la vita per cause naturali.

2009

15 gennaio: il maresciallo Arnaldo Forcucci perdeva la vita per cause naturali.

14 luglio: per l'esplosione di un ordigno nei pressi di JGanjabad, a circa 40 km ad est di Farah, veniva ucciso il primo caporal maggiore Alessandro Di Lisio.

17 settembre: per l'esplosione di un'autobomba perdevano la vita sei militari dell'esercito: il capitano Antonio Fortunato, il sergente Maggiore Capo Roberto Valente, i caporal maggiore Massimiliano Randino, Matteo Mureddu, Giandomenico Pistonami e Davide Ricchiuto.

15 ottobre: per il ribaltamento del messo su cui viaggiava perdeva la vita il primo caporal maggiore Rosario Ponziano.

2010

26 febbraio: il consigliere diplomatico Pietro Antonio Colazzo resta ucciso in un attentati nell'area di Shahr-i-Naw.

17 maggio: lo scoppio di un ordigno a bordo strada uccide il sergente Massimiliano Ramadù e il primo caporal maggiore Luigi Pascazio.

23 giugno: il caporal maggiore scelto Francesco Saverio Positano muore cadendo dal proprio mezzo.

25 luglio: suicida un militare presso l'aeroporto di Kabul.

28 luglio: il maresciallo Mauro Gigli e il caporal maggiore capo Pierdavide De Cillis restano uccisi durante il disinnesco di un ordigno a Herat.

17 settembre ucciso il tenente Alessandro Romani a Bakwah mentre cercava di catturare un gruppo di insogenti che aveva appena piazzato un ordigno.

09 ottobre 2010

 

 

 

Afghanistan. Di Pietro e Sel: via. Fassino: transizione. Frattini: restare

Dopo l'attentato e quattro nuovi morti militari italiani, si riaccende la polemica sulla permanenza del contingente italiano in Afghanistan. E il fatto che nel 2010 il numero dei morti del contingente azzurro sia più alto che negli anni precedenti, e che sempre nel 2010 la situazione non sembra affatto migliorata, per molti mette in dubbio anche l'efficacia delle missioni internazionali. Per il ministro degli Esteri Frattini la missione deve continuare, per Berlusconi l'Italia deve rispettare gli impegni presi. Fassino ritiene la presenza militare ancora necessaria ma la soluzione può essere solo politica. Per Di Pietro, Sel e Verdi invece la scelta obbligata è il ritiro.

PER IL RITIRO SUBITO

Venire via: Antonio Di Pietro, leader dell'Idv: "Siamo vicini a tutti quei soldati impegnati in missione e che quotidianamente mettono a repentaglio la propria incolumità. Oggi è il giorno del lutto, e dovremmo stare in silenzio, ma sono stati troppi i silenzi su questa guerra. Adesso basta. Il governo si assuma le sue responsabilità e richiami immediatamente il nostro contingente".

Exit strategy, Angelo Bonelli, il leader dei Verdi: "Il primo pensiero in questo momento va alle famiglie dei militari italiani uccisi a Farah a cui esprimiamo il più profondo dolore e forte vicinanza insieme alla speranza che il connazionale ferito possa presto ristabilirsi. Nessuno, però, dica che adesso bisogna tacere perché è il momento del cordoglio. Il Parlamento si riunisca al più presto sull'Afghanistan perché è necessaria una exit strategy per il ritiro delle truppe italiane da un conflitto che non lascia intravedere una fine".

Ritiro urgente, Claudio Fava, di Sinistra Ecologia Libertà: "Quella di Farah è una strage annunciata. Abbiamo immaginato di portare in Afghanistan la pace e abbiamo ricevuto la guerra. Il ritiro dei nostri soldati oggi non è un atto di viltà ma una necessità e una scelta urgente di buon senso".

BISOGNA RESTARE

Mantenere impegni: il premier Berlusconi, presidente del Consiglio: "Ho appreso con dolore la notizia del tragico agguato ai nostri ragazzi impegnati a riportare la pace in Afghanistan. Siamo vicini alle loro famiglie come lo sono, ne sono sicuro, tutti gli italiani. Siamo grati a tutti i soldati italiani che, nelle diverse missioni in tante parti del mondo, consentono al nostro paese di mantenere i suoi impegni internazionali a favore della pace e contro ogni forma di terrorismo".

Non si può fuggire: Luigi Angeletti, segretario della Uil: "Non possiamo fuggire perché le conseguenze sarebbero più gravi di quelle che stiamo soffrendo. non è solo un problema di lealtà".

Missione per la democrazia: Renato Schifani, presidente del Senato: onore "al sacrificio di questi nostri soldati coraggiosi per l'ennesimo pesante tributo di sangue che il nostro paese paga in quelle terre lontane in una missione che difende la democrazia e la pace nel mondo".

Terroristi vengono da lì: Frattini, ministro degli Esteri: "Esprimo personalmente e a nome della Farnesina il mio più sincero cordoglio per la perdita subita. Auguro la più pronta guarigione al militare italiano ferito. I terroristi che minacciano l'Europa vengono purtroppo da quelle aree di crisi e instabilità come l'Afghanistan ed è nostro dovere respingerli per non dare loro la possibilità di avvicinarsi alle nostre case e alle nostre famiglie".

 

SOLUZIONE: LA POLITICA E LA TRANSIZIONE

Restare ma favorendo la transizione: Piero Fassino, responsabile esteri del Pd: "La presenza militare in Afghanistan non risolve tutti i problemi ma certo è ancora necessaria. Dobbiamo stare lì finché il paese non diventa stabile, fino a che non sappiamo che cosa lasciamo. L'Afghanistan era il regno dell'oscurantismo quando siamo arrivati e dava rifiugio ad Al Qaeda". "La soluzione non può che essere politica, è essenziale accelerare la transizione politica" coinvolgendo tutte le forze, anche gli insorti disposti a trattare, "in un processo di riconciliazione nazionale".

09 ottobre 2010

 

il SOLE 24 ORE

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2010-10-12

Dal lutto a Belluno all'arrivo a Roma, l'Italia ricorda i suoi alpini. Bombe sui caccia: ok Nato, no del Pd

di Vittorio Da RoldCronologia articolo11 ottobre 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2010 alle ore 08:39.

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Belluno è in lutto per i suoi ragazzi, i quattro alpini morti in Afghanistan tra le montagne del Gulistan. Il Tricolore è a mezz'asta su tutti gli edifici pubblici e su molti edifici privati e non è un rito formale. I nomi dei caduti passano di bocca in bocca nella centralissima Piazza dei Martiri tra molte teste chine perché sebbene nessuno dei caduti sia di origine veneta qui tutti gli alpini sono considerati figli della città che ospita la caserma da cui sono partiti i quattro militari.

Sono i primi caduti del 7/mo Reggimento in Afghanistan nonostante da Belluno siano già partite tre missioni per quelle terre lontane e pericolose: nel 2006 a Kabul, nel 2009 a Bawua e ora Farah, dove oggi restano 350 alpini a presidiare e a combattere sui monti del Gulistan.

La gente era sinceramente addolorata in una domenica triste con le Dolomiti che si stagliavano nel cielo azzurro che ha visto per tanti mesi gli addestramenti degli alpini del 7/mo Reggimento della Brigata Julia. Gli alpini hanno voluto ricordare con una messa in caserma i quattro compagni uccisi in un agguato dai talebani. Sole a picco sulla caserma Salsa, con i suoi caratteristici mattoni rossi, come a voler scaldare i cuori dei presenti. La cappella dell'edifico non è stata sufficiente a contenere le decine di soldati e comuni cittadini bellunesi che hanno voluto assistere alla cerimonia religiosa in ricordo dei quattro militari che proprio qui erano di stanza e passavano le ore di libera uscita mescolandosi con gli abitanti del luogo.

Sono stati perfino in troppi a voler presenziare alla cerimonia religiosa per dare il segno della propria partecipazione, della propria solidarietà portata in modo discreto tipico della gente di montagna. Perché dire 7/mo Reggimento e Brigata Julia qui a Belluno vuol dire la terribile campagna di Grecia, la ritirata di Russia e la battaglia di Nikolajewka, 4.556 caduti per il 7/mo Reggimento nelle Seconda guerra mondiale, le tante missioni del dopoguerra, il terremoto del Friuli, dell'Irpinia, dell'Aquila, una medaglia d'oro al valor civile per essere stati i primi a soccorrere nel fango del Piave la popolazione di Longarone esattamente 47 anni fa nel disastro della diga del Vajont.

Così la cerimonia religiosa è stata trasferita nella sala più capiente del cinema della caserma: ai piedi dell'altare da campo i militari hanno steso un tricolore appoggiandovi sopra, come è consuetudine nei funerali dei soldati, i quattro cappelli con la penna nera e grande è stata la commozione. Nel cortile della caserma due blindati Lince, uguali a quello colpito a Farah, hanno testimoniato come la miglior tecnologia non possa mai eliminare il rischio mortale, sempre in agguato soprattutto con un nemico invisibile e infido come i talebani. Ora la lapide nella caserma Salsa con il numero dei caduti della Brigata Julia dovrà essere aggiornata con i morti della campagna afghana, per non dimenticare il loro sacrifico. Come recita la penultima strofa della canzone "sul Ponte di Perati" cantata dagli alpini della Julia: "Gli Alpini fan la storia, la storia vera: l'han scritta con il sangue e la penna nera".

Qualcuno dopo la cerimonia alla caserma Salsa ha deposto un mazzo di fiori davanti al monumento ai caduti di Nassiriya sulla via che porta alla stazione ferroviaria. Per non dimenticare. Martedì, in occasione dei funerali di Stato Belluno renderà omaggio ai ragazzi con il lutto cittadino e una messa celebrata dal vescovo Giuseppe Andrich. La città è al fianco dei suoi ragazzi in Afghanistan sotto tiro dei talebani. Dimenticarli sarebbe come avere già perso.

Giunto a Ciampino il C130 con le salme dei 4 alpini uccisi in Afghanistan (di Nicoletta Cottone)

Sarà affidata al dibattito parlamentare la proposta del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, di armare i bombardieri italiani in Afghanistan

Bombe sugli aerei italiani? Il Pd chiude, Casini chiama il governo. E la Nato le sdogana (di Celestina Dominelli)

 

 

 

 

Bombe sugli aerei italiani? Il Pd chiude, Casini chiama il governo. E la Nato le sdogana

Cronologia articolo11 ottobre 2010Commenta

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2010 alle ore 16:47.

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All'indomani dell'attacco contro la missione italiana a Kabul, che ha provocato quattro vittime, le cui salme sono giunte stamane a Ciampino, continua a tener banco la proposta del ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Che vuole affidare al Parlamento il compito di rivedere la decisione di non dotare di bombe i caccia italiani impegnati in Afghanistan. "Ora la situazione è cambiata - ha ammesso il ministro in una intervista alla Stampa - e c'è una maggiore pericolosità. Non me la sento di cambiare da solo questa impostazione e chiedo al Parlamento che deve decidere". Mentre il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, chiarisce che un eventuale sì in tal senso "non è in contraddizione" con il mandato e la strategia militari delle forze Isaf in Afghanistan.

Dunque saranno le Camere a pronunciarsi, ma il Pdl fa già sua l'idea rilanciata da La Russa. E il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si dice convinto che le "bombe potrebbero aumentare l'efficacia dell'azione di scorta ai convogli" da parte degli aerei di combattimento. Un uso "circoscritto", quindi, che ridurrebbe il rischio di colpire dei civili. "Non è meglio - si domanda Frattini - poter controllare dall'alto le colonne di viveri, avendo la possibilità di colpire subito i talebani in caso di aggressioni?".

Al di là del perimetro della maggioranza, però, la decisione di armare i caccia italiani provoca l'immediata sollevazione del centro-sinistra. A cominciare proprio dal Pd che pure ieri, per bocca del responsabile Esteri, Piero Fassino, sembrava voler aprire alla proposta di La Russa. Oggi invece la brusca frenata. "Ho letto con stupore e sconcerto - ha spiegato Fassino - che noi avremmo dato una disponibilità" all'ipotesi di armare con bombe i nostri aerei, ma, continua, "non è così. Abbiamo semplicemente detto che, dopo un evento luttuoso, è bene che in Parlamento si discuta della missione e del suo andamento, oltre che di come rendere sicuri i nostri soldati. Noi non siamo favorevoli a questa ipotesi, siamo invece per confermare le regole d'ingaggio e le modalità d'impiego fin qui adottate".

Una chiusura netta, quindi, che fa il paio anche con lo stop pronunciato dall'Italia dei Valori. "Il dibattito sulle bombe in dotazione agli aerei italiani - fa notare il capogruppo dei dipietristi alla Camera, Massimo Donadi, è surreale. Il vero punto su cui discutere è come e quando far tornare a casa i nostri militari". E anche Oliviero Diliberto, segretario nazione dei Comunisti italiani, bolla qualsiasi cambio. "Mettere bombe sugli aerei è una colossale stupidaggine: aumenterebbe il numero dei morti civili e peggiorebbe la situazione dei nostri militari".

Non prende invece posizione il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini, che rinvia all'esecutivo qualsiasi decisione. "Se il governo vuole armare gli aerei con le bombe in Afghanistan - spiega il numero uno dei centristi -, deve formulare una sua proposta in Parlamento, perché questo significherebbe cambiare le nostre modalità di impiego in quel Paese. Saremo responsabili come sempre, ma ognuno si assuma le sue responsabilità". Non uno stop, quindi, ma nemmeno un'apertura incondizionata. Come per l'Mpa che chiede di sapere "quale sarà il ruolo dell'Italia nello scacchiere afghano che appare in continua evoluzione. Il ministro - avverte Aurelio Misiti, portavoce nazionale del movimento - ci deve spiegare se il Governo ha intenzione di modificare una strategia che appare sempre più rischiosa per i nostri soldati". (Ce. Do.)

 

 

 

 

2010-10-09

Quattro militari italiani uccisi e uno ferito in Afghanistan. Petraeus: italiani coraggiosi

di Gianandrea GaianiCronologia articolo9 ottobre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 09:21.

Quattro alpini della brigata Julia in Afghanistan sono rimasti uccisi e uno rimasto ferito dall'esplosione di un ordigno improvvisato (Ied) di grande potenza, in grado di distruggere il veicolo blindato Lince che in passato aveva retto molto bene alle Ied talebane di potenza inferiore.

Nello scoppio hanno perso la vita (guarda le foto) il primo caporal maggiore Gianmarco Manca (nato ad Alghero il 24 settembre 1978); il primo caporal maggiore Francesco Vannozzi (nato a Pisa il 27 marzo 1984); il primo caporal maggiore Sebastiano Ville (nato a Lentini, provincia di Siracusa, il 17 settembre 1983) e il caporal maggiore Marco Pedone (nato a Gagliano del Capo, in provincia di Lecce, il 14 aprile 1987).

Il militare ferito è il caporal maggiore scelto Luca Cornacchia (nato a Pescina, in provincia dell'Aquila, il 18 marzo 1972), il quale "è cosciente, ha riportato ferite a un piede e traumi da esplosione ma non è in pericolo di vita". L'arrivo delle salme è previsto per lunedì mattina, alle 9 circa, all'aeroporto militare di Ciampino a Roma. Le esequie in forma solenne dovrebbe svolgersi l'indomani, martedì, sempre nella capitale.

Il comandante delle forze americane e della Nato, generale David H. Petraeus, ha espresso le sue condoglianze, per l'uccisione dei quattro alpini: "Non dimenticheremo il loro coraggio e altruismo". Questi soldati - ha affermato il comandante della missione Isaf in Afghanistan - "hanno servito come parte del coraggioso contingente italiano che guida i nostri sforzi nel Comando regionale ovest. Il loro operato coraggioso e altruistico - ha aggiunto Petraeus - non sarà dimenticato, in un momento in cui abbiamo deciso di sconfiggere quella insorgenza che toglie al popolo afgano sicurezza e stabilità e che vorrebbe fare di questo Paese ancora una volta un rifugio sicuro per i terroristi". Petraeus ha anche commentato l'uccisione dell'operatrice umanitaria britannica Linda Norgrove durante il fallito blitz di venerdìper liberarla.

Il mezzo italiano faceva parte di una lunga colonna logistica composta anche da 70 camion civili che rientrava verso Herat dopo aver trasportato materiale nella Base avanzata "Ice", un fortino presidiato dagli alpini del 7° reggimento nel distretto del Gulistan, nell'est della provincia di Farah.

 

 

 

 

Frattini: accelerare la transizione. Fassino: no a una partenza precipitosa

di Claudio TucciCronologia articolo9 ottobre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 11:27.

Franco Frattini chiede di accelerare la fase di transizione in Afghanistan: "siamo assolutamente impegnati affinchè dal prossimo vertice Nato a Lisbona si possa definire la nuova fase di transizione della strategia internazionale in Afghanistan, con l'assunzione delle responsabilità di sicurezza e controllo del territorio da parte delle forze afghane", ha detto il titolare della Farnesina esprimendo cordoglio per la morte dei quattro militari italiani in Afghanistan.

Dolore e vicinanza alle famiglie sono stati espressi da tutti i vertici politici e istituzionali, a partire dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha annullato il concerto bandistico in occasione del cambio della guardia d'onore al palazzo del Quirinale previsto per domenica 10 ottobre. "Stiamo lavorando per consegnare il controllo della situazione in questo Paese alle truppe afghane", ha commentato il premier Silvio Berlusconi. "Noi portiamo il nostro contributo nella soluzione del problema - ha aggiunto - aiutiamo economicamente e sosteniamo lo sviluppo delle forze armate dell'Afghanistan". Lo sport, ha fatto sapere il presidente del Coni, Giovanni Petrucci, oggi e domani osserverà un minuto di silenzio in tutte le manifestazioni in programma, mentre la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla morte dei soldati italiani. Parole di conforto anche dalla Cei, la Conferenza episcopale italiana, che prega per la "riconciliazione e la concordia per tutti i popoli della terra".

Frattini ha ribadito il carattere "fondamentale" della missione italiana in Afghanistan per bloccare il terrorismo, e ha detto che avrà "direttamente" l'occasione di fare il punto sulla strategia internazionale in Afghanistan alla riunione degli rappresentanti speciali dei ministri degli esteri per l'Afghanistan e il Pakistan che si svolgerà a Roma il prossimo 18 ottobre.

A spingere per l'avvio di una "riflessione" sulle prospettive e la strategia da tenere sul campo, è stato anche il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. "La situazione è difficile - ha detto - e le prospettive incerte". Dobbiamo riflettere, ha aggiunto, all'interno del contesto delle nostre alleanze, ma serve capire tutti insieme "cosa vuol dire realmente questa famosa nuova fase".

E se il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro chiede al governo di "richiamare immediatamente" il contingente italiano, Piero Fassino del Pd dice "no" a una partenza precipitosa dall'Afghanistan: "Non possiamo permetterci di lasciare quel paese per salvare la nostra coscienza sapendo quello che è già successo", ha detto. Bisogna trovare, ha aggiunto, una soluzione politica: "è essenziale accelerare la transizione politica", coinvolgendo tutte le forze, anche gli insorti disposti a trattare, "in un processo di riconciliazione nazionale".

Per il presidente della Camera, Gianfranco Fini, "la risposta migliore a questa tragedia consiste nel ribadire l'impegno ad agire nella comunità internazionale", mentre per il ministro della Difesa, Ignazio La Russa "è necessario che l'addestramento delle forze afghane proceda" in modo che "alla scadenza prevista per il 2011" i militari italiani possano rientrare dalla missione in Afghanistan: "questo è il nostro auspicio e la nostra volontà". La Russa ha sottolineato come possano essere "legittime" le critiche sulla missione in Afghanistan, ma, ha subito aggiunto, "non devono essere strumentali nè trasformarsi in sciacallaggio".

Un messaggio per i militari italiani uccisi è arrivato anche dal presidente dell'Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia, Izzedine Elzir, che ha lanciato un appello "per una tregua immediata" in Afghanistan e chiesto che "possa essere presa in considerazione una radicale riqualificazioe dell'intera missione".

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